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Recensione: No Smoking

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No Smoking
titolo originale No Smoking
nazione India
anno 2007
regia Anurag Kashyap
genere Commedia
durata 120 min.
distribuzione n.d.
cast J. Abraham (K) • A. Takia (Anjali/Annie) • R. Shorey (Abbas Tyrewala) • P. Rawal (Baba Bangali)
sceneggiatura A. Kashyap
uscita nelle sale  non ancora disponibile 
media voti redazione
No Smoking Trama del film
K è un fumatore incallito che non potrebbe assolutamente vivere senza le sue sigarette. Tuttavia, quando la moglie decide di abbandonarlo perché stanca del suo tabagismo, K pur di riaverla con sé, si dimostra disposto a rinunciare alla sue amate 'cicche'. Per riuscire nell'impresa, l'uomo si reca presso il centro 'Prayogshala' di Baba Bengali Sealdahwaale, un santone in grado di far guarire le persone da ogni tipo di assuefazione. Con lui stipula un accordo capestro da cui difficilmente riuscirà a sfuggire, anche quando la situazione diventerà troppo pesante e le prove da superare saranno troppo ardue.
Recensione “No Smoking”
a cura di Glauco Almonte  (voto: 5,5)
Prima parte
Mezz’ora circa: il matrimonio e le amicizie di K sono messi in discussione dalla sua dipendenza dal fumo. K ama il suo vizio, passa il tempo davanti allo specchio atteggiandosi con la sigaretta in bocca come un quattordicenne (John Abraham è considerato il sex-symbol del cinema indiano); ma la sigaretta c’è in ogni occasione, quando mangia, quando dorme. Anjali non lo sopporta più (“tu devi fingere solo gli orgasmi, io devo fingere l’intera relazione” dice a un’amica; o parlando con K: “cosa vuoi per l’anniversario?” “il divorzio”) e lo molla.
Sono in due a consigliargli il ‘Laboratorio’, offrendosi di prendergli appuntamento a nome loro: non c’è dubbio sull’efficacia del trattamento, hanno entrambi smesso completamente col fumo e di effetti collaterali, per ora, non se ne parla.
In questa prima mezz’ora “No smoking” è brillante, sorprende continuamente e si fa apprezzare anche per le scelte registiche; i balloon usati per rappresentare i pensieri dei personaggi, in contraddizione con le loro parole o espressioni, sono simpatici anche perché Kashyap non ne abusa. Il sogno iniziale, nella neve siberiana, è fatto bene e si capisce che ritornerà più avanti per risolvere l’enigma della vasca.

Seconda parte
Un’ora e mezza, purtroppo: la genialità del sistema del ‘Laboratorio’ per garantirsi clienti si lascia appena intravedere, il film entra rapidamente nel vivo. E vien da dire, con un termine tecnico, che la parte del ‘Laboratorio’ è una vaccata pazzesca. Peccato che non si limiti ai minuti centrali, ma duri fino alla fine, condizionando irrimediabilmente quelli che erano gli aspetti positivi della prima parte ‘normale’.
Kashyap (che si dichiara fumatore spinto) dice di aver dovuto inserire le canzoni di questa seconda parte per interessare il pubblico indiano, abituato al rigido schematismo bollywoodiano; lette in chiave ironica, in un film che non rispetta volutamente i canoni, hanno un significato, ma è imperdonabile la scelta di non tagliarle (ogni canzone dura i suoi buoni 3 o 4 minuti).
Rimangono apprezzabili i richiami a ‘La coscienza di Zeno’ e, soprattutto, a ‘Il processo’, non solo nel nome del protagonista; la metafora della discesa dell’uomo è esplicita – K vive all’ultimo piano di un grattacielo, il ‘Laboratorio’ è molte rampe di scale sotto terra – ma che K rappresenti i politici e Baba Bangali la morale se l’è quasi sicuramente inventato Kashyap in conferenza stampa (il film è stato presentato fuori concorso alla seconda Festa internazionale di Roma) per giustificare questo film.
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