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Charles e Nanette Hanson hanno cresciuto i loro figli come si deve. Andy, il maggiore è innamorato della bella moglie Gina, e guadagna un superstipendio come dirigente di una grande azienda. Hank, il più giovane, adora la figlia e sta cercando la maniera per poterla iscrivere ad un'esclusiva scuola privata. Ma Andy riesce a mantenere uno stile di vita stravagante e il dispendioso vizio della droga solo attingendo alle casse della sua società e pur amando la moglie, il suo matrimonio vacilla. Anche Hank ha i suoi piccoli problemi finanziari. E' in ritardo con il pagamento degli alimenti, beve troppo e ha una relazione... con la moglie del fratello. |
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Sono molti gli applausi alla Festa del Cinema di Roma per “Onora il padre e la madre”. Sidney Lumet, classe 1924, ha diretto nella sua lunga carriera all’incirca una settantina di film, ottenendo numerosi premi nonché un Oscar alla carriera nel 2005. A quanto pare, però, di smettere non ha nessuna voglia e questa sua ultima pellicola non fa che confermare i suoi punti di forza: impressionante lucidità, coraggio e grandissima capacità nel dirigere gli attori.
La scena iniziale ci proietta subito dentro a un film crudo e tagliente, quasi si riuscisse a percepire, nell’aria, la presenza di uno spirito malvagio – il diavolo del titolo – che incombe sui protagonisti. Il riferimento, innegabilmente, è freddamente diretto all’individualismo, alla volgarità e all’avidità della società americana, che conducono a una spirale colma di dannazione e disperazione. Bastano poche scene e qualche flashback, infatti, per capire che la tensione – oltre che la ferocia degli eventi – non farà che crescere esponenzialmente, giungendo poi a un finale non banale, ricco di simboli e capace di farci riflettere sul senso di colpa, sulle frustrazioni e sulla violenza che animano l’uomo.
La sceneggiatura di “Onora il padre e la madre”, sostanzialmente perfetta, è strutturata in modo da focalizzare ciclicamente l’attenzione sui tre protagonisti maschi della famiglia: il padre, un sofferente Albert Finney, e i due figli, interpretati da un grandioso Philip Seymour Hoffman e da un Ethan Hawke incredibilmente maturo. Ognuno dei personaggi sembra avere dei conti in sospeso con la vita, che però notoriamente non fa sconti. Silenzi e pause avvolgono corpi pieni di angoscia, senza però intaccare né il sadico ritmo né il montaggio incalzante. La drammaticità e la violenza, soprattutto morale, che ci accompagnano durante la visione soffocano il nostro animo e ci costringono a chiederci quanto ci sia di vero – o almeno veritiero – in ciò che stiamo vedendo.
Un proverbio irlandese – da cui prende spunto il titolo originale del film – recita: “Possa tu trascorrere mezz'ora in Paradiso…prima che il diavolo sappia che sei morto”. Una dura presa di posizione di Lumet, che vede nell’uomo occidentale e borghese un eterno ‘peccatore’. Come dargli torto. Cinico, Disperato, Assoluto. |
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Commenti del pubblico |
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Al suo ultimo film, Lumet sfodera una regia moderna e innovativa, capace di rapire l'attenzione con un perfetto gioco a incastro tra flashback, guidato da una sceneggiatura precisa e puntuale. Non ci sono eroi, benefattori o carismatici protagonisti, ma uomini marci, disperati e senza scrupoli: due fratelli (quello debole e insicuro di Hawk e il maggiore senza cuore di Seymour Hoffman) disposti a rapinare la gioielleria dei genitori pur di salvarsi dai debiti. A tratti sgradevole nell'evolversi degli eventi, cattura lo spettatore come i thriller classici di cui il regista e' maestro. Superbe interpretazioni, da sottolineare la sentita prova del grande Finney.
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Alla luce dell'enorme vuoto che la morte di Hoffman ha lasciato nel mondo dello spettacolo e in noi appassionati di cinema è stato emozionante rivedere l'attore in tv in quello che -a mio parere- resta una delle sue interpretazioni più riuscite e indimenticabili:"Onora il padre e la madre", un film che anche a distanza di tempo non ha perso la carica di individualismo perverso e crudele, cinico e immorale come è. Ottima sceneggiatura, grandissima regia, magnifici attori. Da (ri)vedere.
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Film davvero bello, intenso e tragico, con attori perfetti, soprattutto Finney, che interpreta il padre, che capisce l'orrore commesso dal figlio e si vendica compiendo il peggiore dei peccati. Alla luce di quello che è successo da poco al povero Seymour Hoffman le scene in cui si droga nell'appartamento gestito dall'efebo, sembrano troppo realistiche per essere state inventate. Scommetto che luoghi simili esistono e che l'attore li conosceva in prima persona. Purtroppo. Film molto crudo che non lascia spazio alla speranza o a qualsiasi forma di morale.
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