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Recensione: Il nascondiglio

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Il nascondiglio
titolo originale Il nascondiglio
nazione Italia
anno 2007
regia Pupi Avati
genere Thriller
durata 100 min.
distribuzione 01 Distribution
cast L. Morante (Lei) • R. Tushingham (Paula Hardyn) • B. Young (Muller) • T. Williams (Padre Amy) • Y. Sciò (Ella Murray) • G. Lombardo Radice (Vincent) • P. Soderberg (Las Shields)
sceneggiatura P. Avati
musiche R. Ortolani
fotografia P. RachiniC. Bastelli
montaggio A. Salfa
uscita nelle sale 16 Novembre 2007
media voti redazione
Il nascondiglio Trama del film
Lei (Laura Morante) dopo un lungo ricovero in clinica psichiatrica, decide di rifarsi una vita aprendo un ristorante italiano a Davenport,Iowa, dove già sua zia ne aveva avuto uno. Sceglie un grande edificio isolato in cima ad un colle, disseminato ovunque di rettili decorativi: la Snakes Hall, un antico pensionato per anziane gestito da suore.
Una volta stabilitasi all’interno di questa insolita dimora, incomincia ad avvertire, durante la notte, delle presenze, a sentire voci, rumori, passi scorrere lungo il perimetro delle pareti. Pensa di essere di nuovo vittima della sua malattia mentale.
Ma proprio questi rumori notturni quasi costanti e quasi reali, la spingono a interessarsi alla storia della casa, fino a scoprire qualcosa di tremendo accaduto in una notte di bufera prima di Natale, nel 1952.
Recensione “Il nascondiglio”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6,5)
Il buio nella mente. Un racconto nero. La 'tragedia' incompiuta è tutta nell’immagine sospesa, fuori dal tempo. La nostra visuale è limitata a quella porzione di mondo che si posiziona davanti ai nostri occhi; vediamo l’esterno, ascoltiamo l’interno: lasciando andare il corpo al flusso delle onde visivo-sonore 'dietro la porta chiusa'. La sperimentazione galleggia sulla cresta di un interminabile 'adesso' aperto a ogni intrusione del reale, e lo sguardo, piegato inesorabilmente dalla mitologia intorno alla realtà, non riesce più a controllare un cocktail di luce e tenebra, fantastico, para-metafisico, riflettendosi in esse come sguardo gotico (nel bene e nel male). Coinvolgimento metafisico: privazione, perdita della organicità. Come essere colpiti dalla gravità 'narrativa', in modo provocatorio; perchè ottica e acustica si ripetono, ripartendo dal 'disegno' frontale e obliquo delle immagini 'incorniciate', nella loro stessa reiterazione continua, quasi ossessiva del fantasy reale e mistico. Adattato, deformato o riciclato, e poi decostruito per essere ancora assemblato: il gioco (soggetto del proprio sentire) assorbe la linfa dal nostro corpo perchè è immagazzinato in una consolle organica che viene innestata, affrontata attraverso il fragore, minimale, lucido, dello sguardo, a tutto vantaggio delle sensazioni corporee. L’esistenza dunque non è più imminente.
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