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Gli ultimi dodici giorni nella vita di Adolf Hitler. Dal 20 aprile 1945 - l'ultimo compleanno di Hitler - al 2 maggio del 1945 - giorno della resa tedesca. Un Hitler inedito, che cerca di resistere alla disfatta totale, al chiuso del bunker della Cancelleria, prima di darsi la morte e di sparire dalla Storia nel più fitto mistero…
In Germania ha diviso pubblico e critica. Motivo? Lo spiega Fest: "La cosa peggiore non è che Hitler fosse un mostro, ma che fosse un uomo". |
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Di film sul nazismo, sulla seconda guerra mondiale, sul dramma dello sterminio di massa degli ebrei la cinematografia mondiale è piena.
L’etica del non oblio per quegl’anni dilaniati da una lucida violenza sterminatrice si riflette nella costanza con la quale, ogni anno, vengono girati film che aprono la porta del ricordo (o della commemorazione) di quel periodo così buio.
Il dovere morale della condanna di un regime come quello di Hitler però, ha avuto spesso come conseguenza la ridondanza di prodotti troppo simili tra di loro, nei quali la realtà figura sempre univoca e senza sfumature.
Oliver Hirschbiegel ha saputo invece offrirci un film drammaticamente umano, intimo, senza retorica.
Sconvolge per la capacità di imprimere una discrasia emotiva-razionale nell’animo dello spettatore, nel dare un senso a vite, situazioni, parole che un’analisi superficiale dei fatti stenterebbe a riconoscere. Non c’è mai uno scontro tra Bene e Male, ma un loro amalgamarsi continuo, che rende ogni giudizio difficile e sofferto; il nemico non si vede quasi mai, solo il martellante rimbombo delle bombe che cadono incessantemente sopra Berlino ricorda che si è giunti alla resa dei conti. Ognuno dovrà confrontarsi con la propria coscienza e scegliere il proprio destino, nessuno escluso. Gli alti generali nazisti così come l’infermiera di campo; il bambino di 10 anni appartenente alle milizie popolari così come la famiglia Goebbels; la segretaria di Hitler così come Eva Brown; tutti sono responsabili dell’apocalisse in cui si trovano. Il coraggio del film è proprio quello di non disegnare Hitler e il nazionalsocialismo semplicemente come demoniache macchine di morte e distruzione, bensì come frutto di una coscienza malata interamente generata da uomini, incapaci di vivere senza la propria religione e il rispettivo Dio.
Del resto, gli orrori più grandi della Storia hanno sempre avuto come comune denominatore il Potere e la Religione (o Credo incondizionato, che dir si voglia) e proprio questo dovrebbe essere il tema su cui tutti dovremmo riflettere.
Un’ultima nota di merito va data per la straordinaria fedeltà storica che il film ripropone e sulla magnifica interpretazione dei suoi attori, Bruno Ganz in testa. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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7,5
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7,5
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7
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Fedeltà alla storia narrata dal libro da cui è tratto, veridicità dell'azione e un buon cast sono le carte vincenti di questa pellicola. Non convince la presenza e lo sviluppo di troppi personaggi e vicende, che tendono a distogliere l'attenzione dal protagonista.
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6,5
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10
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Il regista fa emergere l'umanità-non umanità e la non umanità-umanità di ciascun personaggio e di ciascuno a suo modo.
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6,5
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7
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Hirschbiegel offre una scrupolosa ricostruzione degli ultimi giorni di Hitler (un gigantesco Bruno Ganz), barricato nel suo bunker a Berlino insieme all’alto comando tedesco. Finalmente un’opera che ci mette faccia a faccia col peggiore incubo del secolo scorso, proponendoci il solo punto di vista di personaggi tremendi (la signora Goebbels su tutti, capace di uccidere i suoi figli perché ‘senza nazismo non c è futuro’) colti nell’ora più disperata, costretti a fare i conti con il loro destino e con la loro coscienza. I punti deboli sono la lentezza, la staticità dell’immagine, sempre freddissima (allo stesso tempo punto di forza), e la lunga durata.
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Bellissimo anche se a tratti scorre lentamente
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