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Rosetta, una bimba di dieci anni di origine siciliana residente a Milano, deve essere scortata con il fratellino Luciano in un istituto per minori a rischio, a Civitavecchia, perché la loro mamma è stata arrestata. Motivo: istigazione e sfruttamento della prostituzione. L'accompagnamento viene affidato a una coppia di giovani carabinieri. Data la facilità dell'incombenza, uno si eclissa con la complicità dell'altro, Antonio che si mette in viaggio. A Civitavecchia però il direttore dell'istituto si rifiuta di accogliere i bambini appellandosi a una serie di cavilli burocratici e il viaggio deve così prolungarsi fino alla Sicilia, dove vivono i parenti dei piccoli. Durante questo secondo tragitto il militare decide di compiere alcune divagazioni, tra cui una visita ai propri parenti in Calabria e una breve sosta al mare. |
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Amelio ci racconta un viaggio verso il Sud, una presa di coscienza dei suoi umili personaggi. “Il ladro di bambini” è un viaggio verso degli individui; racconta così come un carabiniere si affezioni a due giovani che deve accompagnare nella casa di assistenza: sgarrando agli ordini, li conduce dapprima a casa sua, poi a fare il bagno al mare, ed infine fino alla soglia dell'istituto. Ma racconta soprattutto come i due piccoli, grazie ad una sorta d'interscambio affettivo con dei personaggi ed un ambiente che essi affrontano per la prima volta, riescano finalmente a sopravvivere, ad emergere dalla loro condizione.
Come nel cinema di Rossellini, il viaggio e il paesaggio che gli fanno da sfondo si fa itinerario morale all'interno dei personaggi. In un Sud dove l'umanità dei rapporti umani si confonde con i piccoli imbrogli sulle pensioni o sulle false licenze edilizie, in un mondo nel quale il delitto, il peccato non abbia mai a che fare con l'essere cittadini, bensì solo con l'essere maschi o femmine, la cinepresa di Amelio affonda il suo sguardo con una disperata essenzialità che ricorda, più che l'universo dei bambini di De Sica, quello di Antonioni.
Nella luce di un'alba che fatica a rivelarci una piazza, non lontano dall'istituto mentre il giovane carabiniere è ancora addormentato all'interno dell'auto, uno dei due bambini esce e va a sedersi sul bordo di un marciapiede: sempre ripreso di spalle, con un inquadratura che lo stacca dal resto, e che pesa come tutta la disperazione del mondo. Lo segue la sorella, dapprima soltanto con lo sguardo, poi uscendo anch'essa dalla macchina, sempre monitorata dalla cinepresa. Prima di sedersi accanto a quel fratellino con il quale non scambiava l'elemosina di uno sguardo, si toglie il camiciotto. E glielo posa sulle spalle.
Premio Speciale della Giuria al festival di Cannes.
David di Donatello 1992: Miglior film, Miglior regia, Miglior montaggio, Miglior musicista, Migliore produzione. David speciale a Giuseppe Ieracitano e Valentina Scalici.
Nastro d' Argento 1993 per la Miglior regia. |