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Giorni e nuvole è la storia di Elsa e Michele, una coppia colta e benestante. Hanno una figlia ventenne, Alice, e una serenità che ha permesso a Elsa di lasciare il lavoro e coronare un antico sogno: laurearsi in storia dell'arte. Ma è subito dopo questo evento che la loro vita cambia. Michele confessa di non lavorare da due mesi e di essere stato estromesso dalla società che lui stesso aveva creato anni prima. E non è tutto: la casa in cui abitano è in vendita, i soldi in banca sempre meno… Per Elsa è un fulmine. Ma superato lo shock, è lei a fronteggiare la crisi con maggiore energia, mentre Michele, sfiancato da un'infruttuosa ricerca di lavoro, si lascia andare alternando slanci e apatia. La distanza tra loro cresce fino a portarli a una rottura. Solo a questo punto, nel momento dell'assenza, capiranno che rischiano di perdere la loro più preziosa ricchezza: l'amore che li unisce. Il futuro per Elsa e Michele sarà nuovo e sconosciuto, ma magari anche migliore. |
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Qualsiasi giovane d’oggi sa bene che nell’arco della propria vita lavorativa dovrà fare i conti con la flessibilità e con il precariato. Per chi – come i due protagonisti di “Giorni e nuvole” – è nato negli anni ’60, però, questo ha un sapore e un peso molto differenti. Tanto più che i due protagonisti Michele ed Elsa (Albanese e la Buy) appartengono alla cosiddetta borghesia genovese e lei, moglie colta e raffinata, può dedicarsi al restauro soltanto grazie allo stipendio del marito-imprenditore. E’ naturale, quindi, che la perdita del lavoro da parte di Michele vada a rompere un equilibrio famigliare e coniugale che costringe la coppia a doversi reinventare, a ripercorrere e analizzare gran parte delle scelte fatte nel passato. Allo stesso modo li costringe a confrontarsi con un mondo che non è più quello degli anni ’70 e nel quale rispetto e onestà sono solamente due belle parole.
Il film insegue dunque la crisi di due personaggi diversi ma uniti da un legame profondo. Come spesso avviene nei film di Soldini, è la donna a essere la figura forte e portante della scena. Lui, Michele, è incapace di reagire, ha invece meno risorse ed è più soggetto alla depressione, alla disperazione e allo smarrimento. Il dramma, pur non volgendo mai verso la tragicità estrema, ci tocca e ci coinvolge grazie anche a una regia sapiente e scarna, che ha oltretutto il coraggio di indovinare un finale che consola senza proporre un vero lieto fine.
“Giorni e nuvole” dipinge un’Italia non certo esaltante e coglie in pieno una crisi di una società che invece di stimolare opprime e che invece di essere solidale fa provare vergogna e toglie dignità, soprattutto a chi ‘non produce’. L’idea del regista, però, è che l’amore (e forse anche l’arte) riesca a sopperire a tutte quelle soddisfazioni che il lavoro a volte ci nega.
Piccola nota sugli attori: sono tutti piuttosto bravi (Margherita Buy soprattutto), ma l’impressione è che per un film come questo, che sta a metà tra la commedia e il drammatico, ci fosse bisogno di volti diversi dai seppur bravi Albanese, Carla Signoris e Giuseppe Battiston.
Soldini ha qualità e si vede. In questa occasione, però, si confronta con un tema ostico, forse un po’ fuori dal suo campo d’azione naturale che ci aveva persuaso e divertito in “Pane e Tulipani” o “Agata e la tempesta”: in questo caso c’è molta lucidità, ma manca un po’ di magia, di creatività e di originalità. Non era questo, forse, il tipo di film in cui esprimere tutto questo, ma va bene così. |
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Commenti del pubblico |
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