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Recensione: Il punto rosso

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Il punto rosso
titolo originale Il punto rosso
nazione Italia
anno 2007
regia Marco Carlucci
genere Commedia
durata 106 min.
distribuzione PrimaFilm
cast F. Venditti (Michele) • A. Luotto (Paolo) • A. Infanti (Burattinaio) • E. Mahieux (Principe) • F. Sabatucci (Riccardo Simeoni) • E. Cavallotti (Carla) • V. Mei (Sara)
sceneggiatura R. DegniA. MaragonM. Carlucci
fotografia D. Vallini
montaggio M. Carlucci
uscita nelle sale 25 Maggio 2007
media voti redazione
Il punto rosso Trama del film
L'Italia ai giorni nostri. Periodo elettorale, il paese stenta a ripartire. L'economia ristagna, il benessere, quello vero, è sempre più un pregio di pochi. All'incertezza della gente si sovrappone la macchina mediatica dei vari schieramenti politici, alla ricerca di una strategia vincente, una lotta spietata basata essenzialmente sullo scontro di ideologie piuttosto che sulla reale volontà di risolvere i problemi della gente. Ai soliti nomi noti, politici di professione, si aggiunge improvvisamente una figura nuova, fuori dagli schemi, un comico cabarettista, Riccardo Simeoni. La gente, stanca dei soliti teatrini, indifferente alle promesse mai mantenute, abbindolata per anni da utopie vendute come certezze, decide di appoggiare quella persona "normale", come un eccezionale strumento di protesta al sistema. Rimane a Ricky la scelta di rimanere se stesso, fino in fondo.
Recensione “Il punto rosso”
a cura di Francesco Alfani  (voto: 6)
“D’estate a Roma i cinema sono tutti chiusi, oppure ci sono film come Sesso,amore e pastorizia, Desideri bestiali, Biancaneve e i sette negri, oppure qualche film dell’orrore come Henry, oppure qualche film italiano”, diceva Nanni sulla sua vespa più di dieci anni fa. I film italiani, come lui li intendeva, escono anche oggi, anche il resto dell’anno; e per qualche motivo viene spontaneo associare “Il punto rosso” all’immagine che Moretti evocava parlando di cinema nazionale. E’ il paradigma di un cinema ombelicale, che ama guardarsi narcisisticamente allo specchio, immergersi nei suoi problemi e tentare di risolverli solo coi propri, purtroppo limitati, mezzi. Un cinema anche discreto, ma con una indulgenza a certi schematismi irriducibilmente appartenenti al proprio piccolo giardino.
Il giovane regista Marco Carlucci, coautore della sceneggiatura e delle musiche, se la cava sufficientemente bene con la tecnologia digitale, l’unica utilizzata per far fronte a budget non troppo elevati; sebbene qua e là rischi di steccare, come per la zoomata sul primo piano di Ricky, o per la sequenza finale in cui Infanti si lascia cadere dalle mani la marionetta, dove la ripresa al ralenti peggiora la già forzata metaforicità dell’immagine. Tecnicamente, quindi, il film non è male, pur se la povertà dei mezzi ipoteca la qualità assoluta delle immagini. Là dove le riserve sono più consistenti è nella sceneggiatura, frutto della volontà di dire tanto su un paese e la sua classe dirigente, ma che solleva due ordini di obiezioni: la prima, che di film sulla politica italiana se ne sono fatti forse a sufficienza per poter con facilità proporre un nuovo angolo di visuale; la seconda, che la giusta critica a un sistema di potere rischia nelle mani polemiche di Carlucci di diventare qualunquismo. La sequenza forse essenziale, la cena surreale tra tutti i candidati alle elezioni, così vicini privatamente quanto apparentemente lontani nella battaglia elettorale, sembra sinceramente calcare troppo la mano: i primissimi piani sulle bocche sporche e ingorde dei politici “mangioni”, oltre a essere di cattivo gusto, comunicano un cinismo senza appello che fa quasi spavento. Se sono tutti uguali, non ha neppure senso lottare.
La desolazione di questa rappresentazione è almeno in parte riscattata dall’ironia di molti dei protagonisti; in primis Ricky Simeoni (un bravo anche se un po’ troppo sostenuto Fabrizio Sabatucci), ma anche le sue naturali spalle comiche Paolo (Andy Luotto) e Elvira (Anna Longhi).
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