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Un'antica dimora nel cuore di Roma diventa l'isola dove fanno naufragio due solitudini: lui è inglese, bianco, un po' pazzo; lei è africana, nera, piena di problemi e di speranze. Mr. Kinsky, barricato dietro il suo pianoforte, frequenta solo Bach, Mozart e Grieg. Shandurai viene da molto lontano e ha trovato nella casa di Mr. Kinsky una sistemazione conveniente per la sua condizione di rifugiata: pulisce la casa in cambio di una stanza, mentre studia medicina all'Università. Le loro vite si incontrano in un gioco di attrazioni e rifiuti, di segreti e allusioni... |
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"Candide armi nascoste al di là di un silenzio, dietro uno sguardo."
Una storia d'amore si fa muta, ma non per questo meno forte e sensuale. "L'assedio" è ambientato in un palazzetto cittadino di due soli appartamenti situati su due piani. Più che un interno, il palazzetto è l'interno di un orecchio dove si diffondono musiche diverse: alla musica classica eseguita da Kinski, il pianista inglese che abita al piano superiore, si alternano (o si sovrappongono) i ritmi africani ascoltati alla radio da Shandurai, studentessa di medicina e domestica di Kinski che, ovviamente, occupa il piano inferiore.
Bertolucci si riferisce alla parte migliore della propria ispirazione: il fascino degli oggetti, il fruscio delle sete, la corposità dei colori, la golosità dei suoni captati come profumi. In questo senso, gli interni della pellicola ricordano il meglio del "contenitore", ormai mitico, di "Ultimo tango a Parigi": e conferiscono, a questa storia, quell'eco di memorie antiche che spazzano lo schermo, simulando l'immagine.
Bertolucci sviluppa "vari tipi di assedio" e cerca di distruggerli su più campi all'insegna di una tenerezza capace di rompere le barriere etniche con piccoli "sotterfugi" nascosti, ponendo così sullo stesso piano culture differenti e facendole risultare ridicole o incomprensibili prima di appianarle in un unico sentimento: l'amore.
Il regista torna a descrivere le passioni dell’uomo nelle sue forme più intime, sospingendo i protagonisti sullo sfondo di una vecchia casa romana, nei contrasti di luci e di ombre (dei diversi piani), secondo una partitura fatta di molti silenzi, di molte cose non dette e di tanta musica, che diventa il modo di rifiutarsi e poi di comunicare. Il loro rapporto di poche parole e di sfide reciproche è un pezzo di musica da camera per il cinema, una storia d'amore interazziale dalla premessa impossibile; uno strano incontro destinato a non durare. |
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Commenti del pubblico |
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