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Recensione: Doppia ipotesi per un delitto

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Doppia ipotesi per un delitto
titolo originale Slow Burn
nazione U.S.A.
anno 2006
regia Wayne Beach
genere Thriller
durata 93 min.
distribuzione Eagle Pictures
cast R. Liotta (Ford Lowell) • L. Cool J (Luther Pinks) • J. Blalock (Nora Timmer) • D. Falsetti (Delucca) • R. Reynolds (Van Driver)
sceneggiatura W. Beach
musiche J. Rona
fotografia W. Pfister
montaggio K. Boden
uscita nelle sale 4 Maggio 2007
media voti redazione
Doppia ipotesi per un delitto Trama del film
Poco prima di mezzanotte, un uomo viene trovato morto nel letto di Nora Timmer, assistente del procuratore distrettuale. Sulle prime sembra un assassinio per legittima difesa contro un tentativo di stupro. Ma quando uno sconosciuto, Luther Pinks, si presenta alla centrale di polizia fornendo una versione diversa dell’omicidio, il gioco ha inizio...
Recensione “Doppia ipotesi per un delitto”
a cura di Francesco Olivo  (voto: 5,5)
In una notte buia e tempestosa… come in ogni giallo poliziesco che si rispetti, tutto parte da un omicidio. Così succede anche in “Doppia ipotesi per un delitto” opera prima del regista Wayne Beach. Prima di mezzanotte un uomo viene trovato morto nel letto di Nora Timmer, l’affascinante e ambigua assistente del procuratore distrettuale Ford Cole (Ray Liotta, “Quei bravi ragazzi”). La versione della donna è di aver ucciso per legittima difesa per difendersi da uno stupro. Il procuratore, che ha una relazione con lei, le crede. Ma alla centrale si presenta un testimone, Luther Pinks, che racconta tutta un’altra verità: è stata Nora a incastrare la vittima per motivi oscuri. In due stanze dello stesso luogo si sviluppano due ipotesi contrapposte. Il procuratore ci mette poco a vedere le sue certezze crollare. Per le classiche rivalità tra inquirenti, Ford Cole ha pochissimo tempo per risolvere il caso, da mezzanotte all’alba. Più si procede nelle indagini, più la trama si infittisce. Si scopre tra l’altro che alle cinque avverrà una misteriosa esplosione. L’intreccio è sempre più complicato, tra il personale (l’amore per la sua compagna) e il pubblico (il procuratore ha velleità politiche e si è candidato a sindaco della città).
L’idea di raccontare gli inganni e le duplici personalità delle persone non è certo originalissima. Il fatto di inserire nella sceneggiatura due colpi di scena al minuto è veramente eccessiva. Con l’intento di dare ritmo si finisce per fare una confusione pazzesca, senza il tempo necessario affinché lo spettatore possa digerire volta per volta le novità investigative. Non appena si riesce a capirci qualcosa, arriva la smentita: non era vero niente. Per questa caratteristica “Doppia ipotesi per un delitto” si autoproclama il diretto successore de “I soliti sospetti”. Occorre dire che l’accostamento è blasfemo. Qui non c’è nulla di quella magica tensione del film di Bryan Singer, quindi togliamo volentieri ogni aspettativa in questo senso. “Doppia ipotesi per un delitto” si può anche seguire con un certo coinvolgimento (a dire il vero a noi non è successo), l’idea della duplice verità a confronto, che compare all’inizio del film, rende interessante la trama, ma poi si calca troppo la mano rendendo il gioco troppo spudorato per non essere scoperto.
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