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Michael Dorsey è un attore, scrupoloso ed intelligente, che per un motivo o per l'altro non riesce a trovare scritture ed è così costretto, per sbarcare il lunario, a lavorare come cameriere. Un giorno, per una serie di circostanze fortuite, si trova a fare un provino travestito da donna e, ironia, della sorte, ottiene una parte importante in un interminabile "serial" alla TV. Arriva il successo e, con questo, i guai. |
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“Sono stato un uomo migliore con te, come donna, di quanto non sia mai stato, con le altre donne, come uomo”.
Una storia di amore, una riflessione sul ruolo dell’attore, un’analisi dell’America degli anni’80: Sidney Pollack ricama su una sceneggiatura perfetta e piacevole un film che ha fatto epoca, incassando milioni di dollari (più di 150!) e divenendo un cult del genere. Il successo travolgente di Tootsie, considerata una delle più belle commedie americane di tutti i tempi, varca il semplice senso dello humour riuscendo ad essere riflessione su ciò che è vero e ciò che è falso, tanto nella realtà (comunque rappresentata) quanto nella finzione (meta-rappresentata).
Da sempre il travestimento e il gioco degli equivoci sono stati usati quali incipit di storie divertenti ma anche pedagogiche, e anche in questo caso tra una risata e un’altra, si assiste al processo di maturazione di un attore che per necessità (“Io non credo nell’inferno, credo nella disoccupazione!”) si traveste da donna per avere una parte in una famosa serie televisiva. E proprio alla televisione Pollack lancia un’accusa neanche troppo velata, mostrandone gli aspetti più banali e irritanti: la sua semplicità, la sua grettezza, i suoi falsi miti e soprattutto la scarsa professionalità di attori e registi. Michael, al contrario, è un professionista (per questo disoccupato?...) e lo si intuisce già dalle prime scene, quando insegna recitazione a dei ragazzi o quando prova ad ottenere senza successo una parte per lui importante, per la quale è disposto anche a camuffarsi ripetutamente: da vecchio, da ragazzino, modificando la sua statura, senza però scendere a patti con ciò che reputa sbagliato. Viene esaltata l’immagine di un attore fiero e ribelle, incapace di accettare certi schemi, salvo poi intrufolarsi dentro cercando di cambiarli. E’ per questo, oltre che per i soldi naturalmente, che entrerà a far parte di un banalissimo-e-seguitissimo serial televisivo, riuscendo a cambiare alcuni clichè, in primis circa il ruolo della donna, come attrice ma soprattutto come donna. Se l’esplosione emotiva del femminismo (a volte isterico) degli anni ’60 aveva abbattuto tabù e sollevato dei problemi, nell’America degli anni ’80 Dorothy/Michael cerca di risolvere questi stessi problemi, in primo luogo affermando la propria identità e la propria dignità. E in fondo Michael riesce ad avere successo proprio grazie alla sua parte “femminile” e ancor più importante, a maturare come uomo.
E come premio, probabilmente, incontrerà l’amore (corrisposto) di Julie.
Oscar 1982 a Jessica Lange come migliore attrice non protagonista. |