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Nel 1914 la danese Karen Dinesen arriva nel Kenya per occuparsi di una piantagione di caffè, acquistata dal marito (e cugino), il barone svedese Bror von Blixen-Finecke che, dopo averla contagiata di sifilide, la trascura. Divorziata, s'innamora di Denys Finch-Hatton, avventuriero inglese... |
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Contemplativo come un romanzo dal dialogo lucido e moderno, “La mia Africa”, tratto dal romanzo autobiografico di Isak Dinesen (pseudonimo di Karen Dinesen Blixen), possiede una trama umana e raffinata, continuamente sedotta dai colori avvolgenti dell’Africa che catturano e ammaliano creando un senso di vera e propria nostalgia, quasi fosse prevista dalla stessa struttura del film che a tratti diventa un safari, un panorama esplorativo stupefacente di un paese tanto bello quanto massacrato e sfruttato.
Denys e Karen sono una delle storie d’amore più riuscite della macchina cinematografica. Una storia esile, mai vissuta fino in fondo e sempre delicatamente accennata, sullo sfondo anche quando tragica, dimessa ma capace in pochi dialoghi di offrire spunti e visioni di coppia raramente cosi profondi.
Il senso della solitudine unisce i due amanti nella paura e nel rispetto dell’età che avanza, dove si ha più timore della vecchiaia che della morte. Denys questo lo sa e quasi senza che nessuno lo noti annuncia che morirà, uscirà di scena silenzioso e dimesso così come è apparso ma mai 'vecchio' e privo della sua capacità di stupire, di offrire Mozart da un grammofono e di nutrirsi della bellezza del mondo, vaga e veloce ma piena di profumi e libertà.
Meryl Streep strappa le radici, cura le sue piantagioni, dimentica di essere baronessa e partecipa al suo personaggio con riflessione e psicologia. Karen Blixen è una donna rara e fortissima; una donna reale che ha raccontato la sua storia senza tralasciare nulla, dal dolore alla gioia, la sua fattoria in Africa a Nairobi, nasce e muore con lei, conosce la luce e il buio.
Sydney Pollack, ispiratissimo, partecipa, disegna e lascia al dialogo la sua purezza originaria. Nessuna volgarità e nessun abuso per uno dei più grandi classici americani.
Robert Redford regala un principe ideale di rara bellezza, capace di attirare sentimenti da donne di ogni età, per quella sua profondità sfuggente nell’attraversare la vita che riempie di invidia lo spettatore e allo stesso tempo insegna che ogni attimo ha un gusto particolare, spesso indimenticabile.
La musica, uno dei 7 premi Oscar vinti, alterna Mozart, nell’intimità tra Karen e Denys, all’ampia melodia originale di John Barry che invece sconfina nei paesaggi, accompagna le immagini e accresce il senso drammatico di un film praticamente perfetto. |