Quando questa vergognosa guerra contro non-si-sa-chi finirà, probabilmente ci ritroveremo tra le mani dei film capolavoro. Del resto anche trent’anni fa lo stillicidio in Vietnam servì agli americani (di Hollywood) per segnare la storia cinematografica mondiale con opere come Apocalypse Now, Il cacciatore, Full metal jacket e via dicendo. Ora, passati più di sei anni da quel tragico giorno che purtroppo cambiò il mondo intero, l’industria americana inizia ad offrirci sempre più pellicole sulla relazione tra Stati Uniti e Medio Oriente. Tra Libertà e Terrorismo. Tra Bene e Male.
Niente di più facile: già all’inizio secolo il linguista russo Vladimir Propp individuò le funzioni immutabili dei personaggi delle fiabe, e le loro caratteristiche principali. Eroi, antieroi, oppositori… Le bombe, i morti, le crisi internazionali, le bugie, fanno parte però del mondo reale, e allora dopo inevitabili anni di adattamento post-shock, l’America ha iniziato ad interrogarsi con responsabilità su ciò che è stato e ciò che le aspetta.
The kingdom inizia con un breve documentario che mostra i rapporti stretti tra Bush e Bin Laden, prima forti e poi incrinati dopo il primo attentato alle torri gemelle, fino ad arrivare al fatidico 11 settembre. Da questo momento in poi si vira verso un film d’azione tipicamente hollywoodiano, con rispettivi pregi e difetti, il cui fine è comunque apprezzabile: cercare di rappresentare due culture, due popoli, due visioni del mondo e contemporaneamente farle accettare dal pubblico. E’ innegabile, ed inevitabile, che la narrazione sconti una sottile ma percepibile ‘presa di parte’ degli americani, ma sarebbe impensabile che non fosse così.
E’ già successo con Flags of our fathers e Letters from Iwo Jima.
Rimane interessante ad ogni modo come molti registi -vedi anche Redford con il suo Lions for lambs- sentano ormai il bisogno di sentirsi giornalisti alla ricerca della verità, difensori di una comunicazione non allineata e ufficiale. Il film di Berg, prodotto (e si vede) da Michael Mann, va così ad inserirsi nella collana dei film sul terrorismo che presto o tardi vedremo nelle edicole, e con ogni probabilità ne ricorderemo soprattutto il finale. |