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Nella Cina pre-rivoluzionaria dell'inizio degli anni '50, il piccolo Qiang viene mandato all'asilo a tempo pieno. A soli quattro anni ha già sviluppato un'indole ribelle e fatica ad abituarsi alla vita in comune con gli altri bambini. Nonostante tutto, però, cerca di fare del suo meglio per ottenere i tanto desiderati fiori rossi che le maestre danno in premio agli alunni più meritevoli, anche se lui fallisce in ogni occasione. Qiang comunque ha ottenuto il rispetto dei suoi compagni ed è riuscito a convincerli che la direttrice è un mostro mangia bambini che deve essere assolutamente catturato, ma quando il piano per prendere prigioniera la donna fallisce, Qiang si ritrova solo e abbandonato... |
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"Zero in condotta."
"Una storia sulla prima infanzia ci porta a vedere come si formano le relazioni di potere, proprio dal principio"; così Zhang Yuan, regista e produttore di fama internazionale, con le sue opere di realismo urbano è una delle voci più rappresentative del cinema cinese.
La condanna è dentro, fuori è la libertà: perchè "La guerra dei fiori rossi" (prima coproduzione italo-cinese) come il dimenticato "La guerra dei bottoni" di Yves Robert, difende lo stato di natura contro l'imposizione della cosiddetta 'civiltà'. In un asilo (dell'omologazione) un bambino di soli quattro anni diventa l'emblema dell'individualismo contro la supremazia della Collettività. Ecco che allora il posizionamento della macchina da presa diventa davvero una presa di posizione nei confronti di Qiang e del mondo (apologia del potere).
La liberta è vs. il controllo; l’individuo vs. la massa; tratto dal romanzo semi-autobiografico "Could be Beautiful" di Wang Shuo, il cinema di Zhang Yuan consegna al pubblico un film nel solco di "Zero in condotta" di Vigo e "I 400 colpi" di Truffaut, capace di raccontare la Cina contemporanea senza ripercorrerne semplicemente gli eventi, ma giocando una scommessa artistica costante, sempre alla ricerca ostinata della 'verità', con un’attenta dose di distacco, quasi per dimenticare che la verità è nella realtà e che quest’ultima va vista senza filtri. Perchè dalla realtà nasce la poesia.
Presentato nella sezione Panorama a Berlino 2006. |
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