Spesso si cerca nel cinema italiano una risposta di genere, commedia che cerca il dramma o viceversa, sarebbe curioso domandarlo al regista Alessandro D’Alatri o all’ormai noto Fabio Volo.
D’altronde affidare l’apertura di un film ad una canzone, “Solo per te” dei Negramaro, è un impegno importante, perché esige uno sviluppo che mantenga la stessa forza del tono sognante e delicato di un pezzo voce, pianoforte e tromba che accompagna le immagini iniziali della notte cremonese illuminata dai lampioni, ammaliando lo spettatore prima di introdurlo nel racconto.
Poi ecco una nuova storia di sogni sgualciti, strappati dalle anomalie di una società che ride crudele sopra l’individuo, incatenando i desideri. Il coraggio di restare in piedi sta nel calpestare i cocci dei di quello che s’infrange e guardare a testa alta di nuovo lontano, sta nel trovare o inventarsi nuovi stimoli nei quali essere padroni di se stessi alla ricerca della serenità oltre i limiti posti dal potere.
Mario è immobilizzato tra il desiderio di un locale che non potrà mai essere aperto perché privo di innumerevoli burocratiche autorizzazioni e l'alienazione del posto fisso in Comune, dove un superiore invidioso lo ridicolizza continuamente. Si trova a fare i conti con le aspettative di chi gli sta intorno capaci di creare una sua immagine nella quale non si riconosce e che però non sa come distruggere.
A tirarlo fuori da questa situazione stagnante è d’improvviso l’amore, parentesi al centro esatto del film e spesso della vita, e non può che spazzare via tutto il resto, dispiaceri, rabbia, contrasti…noia.
Ma anche l’amore trascina l’invidia degli altri, uno spazio tutto tuo ti allontana dal gruppo, ti rende diverso, ti toglie agli altri, perché abitare uno spazio risicato nei pensieri di chi è felice è ben altra cosa rispetto al vuoto rassicurante della vita normale.
L’amore di Mario per Linda è un prendere coscienza di sé, ritrovarsi nel piacere di andare insieme in motorino nei campi, appendere le risate al vento e scavarsi un grembo tra i fili d'erba dove accarezzarsi spiati dalle lucciole…Amore consumato in una settimana, prima di un arrivederci obbligato che rigetterà Mario nella drammatica realtà sociale; sotto una pioggia battente, in una notte che metterà a dura prova la sua resistenza psichica.
Sarà un altro incontro a riaprire la sua mente, facendogli così ritrovare l’entusiasmo e soprattutto le sue idee.
Tre anni dopo “Casomai”, il regista romano Alessandro D’Alatri torna alla regia. Se nel precedente film indagava il rapporto di una giovane coppia, dall’innamoramento al matrimonio, passando attraverso le inevitabili incomprensioni e il tradimento, fino alla separazione; qui ad essere esplorata è l’esistenza invisibile di un uomo comune che alla vita mediocre della burocrazia e del qualunquismo preferisce una realizzazione intima. La semplicità di amare le piccole cose sembra avere ormai un sapore antico, disperso nella società del rumore.
Un film italiano, sulla nostra Italia politicamente corretta e scorretta, su qualche umile, troppo, sincera emozione.
Note di regia: "Una divertente dichiarazione d’amore e rabbia per l’Italia. D'amore perché è impossibile non amarla. Di rabbia, perché è un amore continuamente contrastato". |