Il controverso film di Rodrigues segue le pulsioni segrete di uno spazzino a Lisbona, che prova piacere immergendosi nelle atmosfere più degradate possibili, sognando una visione incontenibile di sesso e passione che alla fine lo condurrà alla sparizione; ad essere il fantasma di se stesso.
Primo lungometraggio di Joao Pedro Rodrigues, “Il Fantasma” è un film di sensazioni forti e destabilizzanti, che si accumula di desideri istintivi, che scuote lo spettatore, lo inquieta e lo disturba.
Il suo cinema richiede tempo; si tratta di immagini che destano scalpore perché fanno “paura”: crude e violente, rifiutano le ambiguità, esplicitamente mostrano la vita di un uomo relegato ai “margini”.
Il cinema portoghese ci ha abituato in questi ultimi anni ad immagini di straordinaria intensità: Manoel De Oliveira, Pedro Costa, Joao Cesar Monteiro. La stessa forza, la troviamo anche in in Rodrigues, nella costruzione delle sequenze, nell’organizzazione degli spazi. Rigore e forza in un racconto che non è solamente la storia di un sogno d’amore omosessuale irrealizzabile, ma un racconto universale sulla “brutalità” del desiderio e sull’impotenza di fronte al rifiuto.
Il fantasma è il luogo oscuro dell’anima. Nel film non ci sono né filtri, né contromisure. Né interni né esterni, né immaginari né reali; i fantasmi hanno l’impassibilità e l’idealità dell’evento.
Estremo, disperato e doloroso; “Il fantasma” è un film visionario, senza moralismi ma neppure compiacimenti.
Presentato in concorso al Festival di Venezia 2000. |