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Una francese ed un giapponese s'incontrano a Hiroshima, dove la prima si è recata per recitare una parte in un film di propaganda pacifista, mentre l'altro vi ha il suo domicilio e vi esercita la professione di architetto. Nessuno dei due ha una conoscenza esatta dei terribili casi successi a Hiroshima al tempo della distruzione della città: non hanno "visto". Ma l'architetto giapponese porta la storia di Hiroshima impressa indelebilmente nel suo spirito col ricordo della sua famiglia distrutta, così come la donna porta dentro di sè il ricordo del soldato tedesco, che, diciottenne, ella ha amato a Nevers, l'uomo la cui uccisione la trascinò alle soglie della follia. Ora sono entrambi, lo confessano, felicemente sposati. La donna ha cercato di seppellire il passato quando le sono nati i figli; l'altro tenta di superarlo lavorando alla riedificazione della città. Non hanno che poche ore davanti, perché lei deve ripartire per Parigi; poche ore per sfuggirsi e ricercarsi per le vie, per le piazze, nei caffè, nelle sale di attesa. Tuttavia devono lasciarsi: anche sul loro amore cadrà l'oblio. |
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Hiroshima, amore, oblio, morte. E letteratura.
Il primo quarto d’ora di “Hiroshima, mon amour” non è cinema, ma letteratura accompagnata da immagini, illuminazioni su una tragedia di dimensioni mondiali e al tempo stesso privata a tal punto che riempirsene gli occhi non basta per vedere alcunché. Squarci di sofferenza, e un torrente di parole che costruiscono un ponte tra la storia, i 200.000 morti in 9 secondi, e l’animo di Lei, sempre più inquieto, più scosso, oscillante tra un passato d’amore e morte ed un presente d’amore e oblio.
Il ritmo è insostenibile, il monologo (Marguerite Duras firma la sceneggiatura) è troppo denso per riuscire a distinguere il nuovo dal banale, l’accusa dall’autocompiacimento: eppure, in questa bulimia espressiva della Duras, più d’un concetto lascia il segno, dalla necessità del ricordo alla consapevolezza che tutto si ripeterà, l’amore, il distacco, la guerra e Hiroshima, guerra che viene così a costituire un insolito momento d’unione, distrutto da una tragedia della quale “il mondo intero fu felice”.
Tra i flashback della campagna di Nevers e la notte di Hiroshima percorsa avanti e indietro dai due amanti, Alain Resnais si erge a pilastro della Rive Gauche, di un cinema sperimentale, nel quale la letteratura si fonde senza scomparire, e così le altre arti.
I flashback di “Hiroshima, mon amour” non sono un salto nel passato, ma è al contrario il passato a saltare nel presente: al rapporto occasionale tra l’attrice francese e l’architetto giapponese viene pian piano a sovrapporsi, fino all’identificazione cosciente da parte di entrambi, il primo, intenso amore tra la ragazza, ventenne, e un soldato tedesco.
Sul finire di una notte che non finisce mai, i due amanti, in assenza di un futuro, sono riusciti a condividere un passato, placando la loro sete di conoscenza: Lei è Nevers, Lui è Hiroshima, e adesso si conoscono. Si dimenticheranno, ma sanno, entrambi, che tutto si ripeterà. |
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Commenti del pubblico |
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Ultimi commenti e voti |
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Trattandosi di una pellicola che ha fatto storia nel cinema mi rammarico di non avere avuto occasione di vederla prima, forse avrei apprezzato maggiormente. Perchè, a parte il fulgido bianco e nero, l'eccellente recitazione, la riflessione sull'oblio che tutto sommerge e il conseguente timore (terrore) di dimenticare, nonostante la riuscita commistione di cinema/letteratura, la continua incursione del passato nel presente con esiti poetici (gli effetti dell'atomica a Hiroshima e i trascorsi giovanili della protagonista a Nevers che riaffiorano a tratti), gli amanti la cui vicenda è destinata a finire sul nascere non hanno risvegliato in me particolari emozioni; insomma, semplicemente, forse mi aspettavo di più da un film così decantato...tuttavia per i contenuti espressi non me la sento di non mettere un voto alto.
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Il tempo passato del ricordo diventa presente e si sovrappone ad esso. Se nel cinema il tempo di narrazione è inevitabilmente sempre il presente, "Hiroshima, mon amour" è in grado di raccontare con una poesia disarmante lo scorrere di due presenti contemporanei e al contempo distanti.
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Indubbiamente uno dei capolavori della storia del cinema, nonchè il mio film preferito del regista più particolare della nouvelle vague. un po' ostico, ma ripaga abbondantemente della fatica. Resnais non ha fatto troppi film, ma quasi tutti di altissima qualità, da Mon oncle d'Amerique all'Anno scorso a marienbad ai più recenti Parole, parole, parole e Cuori. Qualche perplessità solo sugli ultimi Amori folli...il volo con zip aperta che lo chiude mi ha lasciato un po' interdetto...anche se la sua levità è incredibile per un regista della sua età...
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