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Ashoke e Ashima lasciano Calcutta, subito dopo la celebrazione del loro matrimonio combinato, per andare a vivere a New York. Nella grande e affollata metropoli, i due giovani decidono di chiamare il loro primo figlio Gogol che immigrato di seconda generazione non ha vita facile a New York... |
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Che bello "The Namesake" di Mira Nair! Tanti film negli ultimi anni si sono occupati del presunto scontro di civiltà, declinato nei rapporti tra immigrati indiani e occidente. C’è sempre in questi casi una famiglia tradizionalista “mogli e buoi dei paesi tuoi” che impedisce ai figli una vita da veri occidentali. "The Namesake" raccontando di una coppia di bengalesi che emigra a New York dove nascono i due figli, tratta un argomento appunto già noto al pubblico. Se la trama non sfugge dai conflitti tra le differenze di mentalità, Mira Nair mostra una realtà molto meno schematica, togliendo allo spettatore certezze accumulate a suon di clichè.
Il tutto avviene nell’arco di trent’anni, durante i quali l’identità indiana dei protagonisti vacillerà parecchio salvo tornare come per un richiamo mitico delle origini nel finale.
I due emigranti si ambientano negli States, ma senza integrarsi molto. Per i figli, però, tutto è diverso, loro sono nati a New York. Gogol, il primogenito, fa l’architetto e si fidanza con una bella bionda storica dell’arte. Il suo nome (Gogol) lo imbarazza e lo vuole cambiare “te lo immagini in un curriculum?” chiede al padre legato per una vicenda personale allo scrittore russo. Il titolo del film (namesake in inglese vuol dire “omonimo”) viene proprio da qui, dal significato del nome, simbolo di un riscatto che solo alla fine emergerà in tutti i suoi molteplici aspetti.
C’è da dire intanto che The Namesake è stilisticamente impeccabile, soprattutto quando mostra gli Stati Uniti delle comunità bengalesi e quelle dei ragazzi ormai americani tout court. Poi splendide cerimonie di matrimonio (c’è anche un bellissimo funerale), un vero e proprio marchio di fabbrica della regista di Monsoon Wedding. I rapporti familiari sempre in bilico tra amore autentico e sana ribellione giovanile sono raccontati con eleganza, ma non senza profondità. Un film tutto da scoprire, che non teme di affrontare con coraggio argomenti complessi e scivolosi come le differenza culturali (chi l’ha detto che in un matrimonio combinato non ci può essere vero amore?). Mira Nair non sembra voler scegliere una cultura migliore delle altre, non ci sono certezze per chi esce dalla sala. Gli amori di Gogol sono contrastati fino all’ultimo quasi a voler mostrare che non esistono regole precise per i figli degli emigranti (vado con un’americana o con una bengalese?). |
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Commenti del pubblico |
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