|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Molto tempo fa in un paese lontano due neonati vengono allattati dalla stessa donna: Azur e Asmar. Il primo, biondo e con gli occhi azzurri, è il figlio del signore del luogo, Asmar, bruno con gli occhi scuri, è il figlio dalla nutrice. Allevati come fratelli, vengono separati brutalmente mentre sono ancora piccoli. Azur, segnato dalle favole che gli ha raccontato la sua nutrice, continua a credere fermamente nella leggenda della fata dei Djinns e decide di andarla a cercare anche al di là del mare. Diventati più grandi, entrambi i fratelli di latte partiranno alla ricerca della fata e, rivaleggiando in audacia, raggiungeranno il Maghreb, la terra magica in cui li attendono pericoli e meraviglie. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Una fiaba d’altri tempi -cinematografici- profondamente legata al presente -storico- che grida odio e morte tra Occidente e Medio Oriente. Ocelot riesce magistralmente a confezionare uno dei più eleganti e delicati film d’animazione degli ultimi tempi arrivando dritto al cuore, e alla mente, con il suo messaggio di pace e fratellanza. Lo fa guidandoci per mano in una storia che è magia e realtà, sogno e presa di coscienza, monito e speranza; con leggerezza formale ma grande lucidità intellettuale si evidenziano le differenze tra due differenti popoli (e culture) che troppo spesso sono prigionieri di rispettivi superstizioni e pregiudizi. Ocelot, che ha vissuto la sua adolescenza in Africa prima di trasferirsi in Francia, è sensibile a questo problema, e proprio con grande sensibilità esprime il suo invito a guardare il mondo intero con diversi e molteplici occhi. La nutrice che dice di conoscere due lingue, due popoli e due religioni e che sostiene quindi di sapere il doppio degli altri, e la scelta di Azur di usare altri sensi che non fossero la vista per avvicinarsi ad una terra a lui sconosciuta e per certi versi “ostile” sono, per esempio, chiari riferimenti a questo appello. Ma non c’è solo simbolismo. La favola, che ha quasi tutti i personaggi (l’aiutante, il donatore, l’antagonista…) e le funzioni (l’allontanamento, le prove da superare, le nozze dell’eroe…) proprie di questo genere, può contare su una bellezza espressiva dal sapore magico, ben lontana dalla bellissima ma spesso fredda grafica computerizzata americana o giapponese. Azur e Azmar rende onore ad un genere, l’animazione, che ultimamente sta perdendo proprio l’anima, il cuore, un idea, infondendo calore allo spettatore grazie ad immagini straordinariamente evocative. Le ombre, i colori, e i paesaggi del Marocco sono espressi come d’incanto, esaltando ancor di più il carattere magico della storia.
Probabilmente l’unico neo è la mancanza di sottotitoli nelle (innumerevoli) parti di racconto in lingua araba; una scelta coraggiosa, che da una parte dona ricercatezza al film, dall’altra forse ci allontana ancor di più dalla “comprensione dello straniero”.
Vincitore del premio Unicef nella sezione “Alice nelle città” alla Festa Internazionale di Cinema di Roma. |
|
|
Commenti del pubblico |
|
|
|
|
Ultimi commenti e voti |
|
|
Il film non è stato ancora commentato. |
|
|
|
News sul film “Azur e Asmar” |
|
|
|
Il programma di Sottodiciotto FilmFestival (10 Dicembre 2012)
|
|
|
Al cinema con Sorrentino, Ken Loach e Clint Eastwood ( 9 Novembre 2006)
|
|
|
|
Ultime Schede |
|
|
|
|