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Due profughi cubani si inseriscono, a Miami, nel mondo della malavita. Tony Montana viene subito notato dal boss Frank Lopez e finisce al suo servizio, ma in Bolivia conosce Alejandro Sosa, produttore di cocaina. Davanti a lui si aprono nuove prospettive e si mette in proprio, conquista la donna di Frank e, dopo essere sopravvissuto a un attentato, lo uccide. Ma i nemici aumentano, e in più c'è sua sorella Gina che sta pericolosamente entrando in contatto con quel mondo... |
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Dopo 15 anni di carriera, Brian De Palma si cimenta nel gangster-movie: se ne innamora immediatamente, e nei dieci anni che seguono ci tornerà sopra più volte fino al capolavoro “Carlito’s Way”. Al suo fianco, nel primo e nell’ultimo lavoro, Al Pacino, il miglior interprete del genere (insieme a Robert De Niro: non a caso scelto da De Palma per “Gli Intoccabili”, film centrale di questo decennio). Più difficile di quanto si possa immaginare il suo compito, perché Tony Montana non è un personaggio affascinante, né per chi lo circonda sullo schermo, né per lo spettatore; è ambizioso e intelligente ma, nonostante la strada che riesce a fare, non si muove bene in un mondo che ambisce dominare, facendosi tropi nemici per rimanere vivo a lungo. Sembra lontano anni luce il Michael del “Padrino”, calmo e terribile nel portare a compimento ogni progetto: Tony è impulsivo, nervoso, convinto di sé in una sorta di ebbrezza che lo pervade dopo il primo omicidio e lo spingerà ad arrivare nel punto più alto dal quale poi cadere. La sparatoria finale è indimenticabile, con Tony solo nella sua casa enorme di fronte a decine di avversari: la sua morte è esagerata come lo è stata la sua vita. Una vita iniziata con un solo amico, la madre e una sorella e conclusa senza nessuno attorno (molto bella la scena nella vasca quando prima insulta e poi cerca di trattenere Manny ed Elvira).
Anticomunista, anticapitalista, Tony Montana sembra non riuscire proprio a capire cosa sia il mondo al di là del suo interesse più spiccio, il denaro: venuto via da Cuba tra i ‘rifiuti’ scaricati da Castro a Miami (i titoli di testa iniziano con una piccola bandiera cubana e terminano con quella americana molto, molto più grande), Tony non si fa problemi con armi, violenza e droga, fermandosi solo di fronte a due bambini. E’ il momento in cui firma la propria condanna, risparmiando la vita a un testimone per salvarla ai suoi figli: la decisione, che contrasta con tutto quanto ha fatto fino a quel momento, non è un principio sano ma la coscienza che ormai non può più lottare per continuare la sua ascesa; è un peccato, per seguire la sua evoluzione psicologica, che la scena del pedinamento sia stata tagliata nella versione italiana, riducendo il voltafaccia di Tony ad un’ennesima dimostrazione del suo voler fare ogni cosa a suo modo.
Tra l’altro, la scena del pedinamento vede pochi, aspri scambi di battute e la musica prendere il sopravvento: da qui in avanti sarà proprio la musica, usata splendidamente, ad accompagnare un Tony sempre più solo nella sua caduta.
Nel finale, grandioso, assistiamo alla citazione (per la verità ripetuta un po’ troppe volte, una nella prima parte e diverse alla fine) da “Scarface” di Howard Hawks: “il mondo è vostro”. Il mondo, l’unica cosa che Tony non sia mai riuscito a capire, forse incapace di quantificarla. |
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