“Non avevi paura di fare il viaggio da solo?”
“Sì che avevo paura. Ma quanta ne avevo nel mio Paese. Perché, piuttosto che morire nel mio Paese preferivo morire in questa maniera”
Probabilmente bisognerebbe partire da una considerazione: l’immigrazione nel migliore dei casi è riconosciuta come un dato di fatto, una realtà da accettare, un fenomeno incontrastabile. A generiche espressioni di cordoglio fanno da contro altare bombardamenti mediatici circa la pericolosità di queste persone-altre, genericamente associate a parole quali droga, violenza, prostituzione, morte. Esiste un mondo-altro, che è costantemente sotto i nostri occhi, ma che spesso ci rifiutiamo di vedere, di capire, per paura o vigliaccheria…
Costanza Quadriglio invece, ci descrive le paure, il dolore, le sconfitte e i sogni di alcuni giovanissimi immigrati, cercando di portare alla luce l’invisibilità delle loro vite disperate, una meta-realtà inesplorata e (troppo) spesso lasciata a se stessa. La giovane regista palermitana sceglie, sapientemente, di dare voce a cinque storie e farle raccontare dagli stessi protagonisti; la macchina da presa è semplice testimone della loro voglia di riscatto, della loro ennesima sfida alla ricerca di una dignità mai riconosciutagli in tanti anni di sofferenze. Non c’è voglia di stupire, assente è anche una “facile denuncia” demagogica circa i soprusi subiti, tutto è ben equilibrato e le immagini da sole riescono trasmettere le emozioni dei ragazzi, facendocene partecipi. L’uso della musica non è mai abusato, così come ad essere mostrate non sono scene alla ricerca di una drammaticità esasperata, bensì quelle di una normale visita medica, delle telefonate al Porta Portese per trovare un’occupazione, della Stazione Termini all’alba quando i pendolari prendono il treno per andare a lavorare. Ciò che commuove, al contrario, sono soprattutto intimi primi piani, piccoli gesti, banali pupazzetti che diventano unici amici di persone sole, tremendamente sole. Ad essere comunicata c’è la netta consapevolezza che non tutti riusciranno a vivere nella legalità o secondo le proprie aspettative, ma anche che solidarietà, speranze e sacrifici, se uniti, possono portare ad un futuro migliore.
Un film intenso, raccolto, umano, sentito.
Presentato nella sezione Extra al Romefilmfest - Festival di Roma 2006. |