Davide Ferrario regista di “Dopo mezzanotte”, firma il road movie più originale: il viaggio sulle orme della Tregua di Primo Levi. Lo scrittore torinese, dopo la liberazione da Auschwitz, trascorse dieci mesi in giro per l’Europa dell’est nel tentativo di tornare a casa. Attraversò paesaggi umani e naturali segnati dalla tragedia della guerra e considerò quel periodo come un momento di passaggio, una tregua appunto, prima dell’impossibile ritorno alla normalità. Questa, però, è la storia di Levi con la necessità e l’impossibilità di raccontare l’orrore dell’olocausto. Ferrario, assistito nella sceneggiatura dallo scrittore Marco Belpoliti, torna sessant’anni dopo in quei luoghi, scandendo le splendide immagini con toccanti brani della Tregua. Il risultato è un documentario affascinante, sia per le analogie con le descrizioni di Levi, sia per le enormi differenze con quegli anni (gli immigrati moldavi in fuga dalla povertà, la zona proibita di Chernobyl, il collettivismo che resiste in Bielorussia, i neonazisti tedeschi). Anche questo però, sembrano dire gli autori, è un periodo di tregua: nel 1945 finiva la guerra mondiale, oggi è finita un’altra era, quella della guerra fredda e dell’equilibrio bipolare (il film comincia mostrando le immagini di Ground Zero, l’inizio di una nuova età geopolitica). L’emozione più grande la regala il volto fiero di Mario Rigoni Stern che ricorda in forma poetica l’amico Primo. La musica di Daniele Sepe è affiancata da melodie locali, senza ricorsi al pittoresco etnico (c’è persino buon rock russo).
Non un semplice omaggio alla memoria del grande scrittore, ma una riflessione sull’Europa che cambia, Una prova d’autore degna di un grande documentarista come Davide Ferrario. |