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Recensione: Bad Guy

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Bad Guy
titolo originale Nabbeun namja
nazione Corea del Sud
anno 2002
regia Kim Ki-duk
genere Drammatico
durata 100 min.
distribuzione Tube Entertainment
cast C. Jae-hyun (Han-gi) • S. Won (Sun-hwa)
sceneggiatura K. Ki-duk
musiche P. Ho-jun
fotografia H. Cheol-hyeon
montaggio H. Seong-won
media voti redazione
Bad Guy Trama del film
Un giorno Han-ki, boss della malvita del quartiere a luci rosse, incontra per caso per la strada una studentessa delle scuole superiori di nome Dun-hwa. Han-ki ne è immediatamente attratto e tenta un approccio, ma la ragazza gli da un'occhiata disgustata e tenta di andarsene, se non fosse che il gangster la aggedisce e costringe la ragazza a baciarlo. Han-ki progetta di avviare la ragazza alla prostituzione: dopo averla fatta prigioniera in una stanza, Han-ki trascorre le sue notti a spiare, da una finestra nascosta, la sua vittima.
Recensione “Bad Guy”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7,5)
"Ecco qui i tuoi fiori / belli e misteriosi / con un non so che di strano,
e per questo io / li ho messi in un vaso / a forma di corpo umano.
Sono.... sono.... / i tuoi fiori / i tuoi fiori / fiori per me
Quando li guardo, sai / mi sembra che parlino / ma so che è una follia / o forse era un sogno in cui / dicevano:
non andare / non andare / non andare via."


Ha un effetto straniante sentire una voce che canta in italiano in uno dei momenti più emozionanti di "Bad Guy". La voce è quella di Etta Scollo, cantautrice siciliana stabilitasi da tempo in Germania che, roca e suadente, svetta sul tappeto sonoro di chitarra e violoncello, piano e contrabbasso. E' solo uno dei momenti in cui la stabilità e la linearità della narrazione crollano, un passaggio in cui le categorie logiche del prima e del dopo perdono significato.
Kim Ki-duk mette in scena diversi piani di realtà, mescolando il ricordo con il sogno, il desiderio con la realtà. Poco importa allora ricostruire il filo del racconto, che vede Han-gi, "bad guy" silenzioso e poco socievole, tessere intorno a Sun-hwa una tela che la porterà a prostituirsi sotto i suoi occhi. Perchè in "Bad Guy" non hanno importanza le ragioni psicologiche dei personaggi o la coerenza degli avvenimenti che, in quanto tali, semplicemente accadono.
La macchina da presa di Kim Ki-duk filma senza apparentemente sforzarsi di dare un senso a ciò che riprende, come se esistesse una ragione profonda di tutto ciò che accade, una ragione che lo spettatore può cogliere solo su un piano diverso da quello della razionalità. Ecco che allora anche i personaggi non hanno motivazioni psicologiche esplicite, ma agiscono dei comportamenti, compiono delle azioni che trovano spiegazioni solo nel fatto di essere compiute.
E' innegabile che cinema di Kim Ki-duk getti il suo spettatore in un profondo "disagio": accadde con "L'isola", accade con "Bad Guy". La messa in scena di una realtà incomprensibile, introduce nel racconto elementi di instabilità non facilmente digeribili; e anche i personaggi di "Bad Guy", come d'altronde quelli dei film precedenti, disperatamente fragili e violenti come sono, risultano inclassificabili nelle categorie tradizionali di bene e male, di bello e brutto: mettono in discussione i limiti di classe e di genere, i concetti di normalità e anormalità, ordine e disordine, così come il modo di raccontare di Kim conduce a una poco rassicurante perdita delle coordinate e dei punti di riferimento.
E come se non bastasse questo smarrimento, questo disagio, il cinema di Kim Ki-duk chiede al suo spettatore di fare i conti con personaggi crudeli, di una crudeltà niente affatto spettacolare ne compiaciuta, e forse per questo tanto più difficile da sopportare. La crudeltà del suo cinema è prima di tutto lo specchio di un'aspirazione a trovare un senso alla crudeltà di ciò che gli/ci sta intorno. "Bad Guy" è perciò innanzitutto è un grido disperato, e al tempo stesso un tentativo titanico di trasformare la difficoltà in possibilità, l'angoscia in pacificazione, la crudeltà in amore. Quello del regista coreano è il cinema dei contrasti: duro e dolcissimo, lucido e folle, narrativo e a-narrativo, drammatico ed ironico, di pancia e di cuore insieme.
Presentato al Festival di Berlino 2002.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia d'Argento (171 Commenti, 75% gradimento) Bardamu1991 Medaglia d'Argento 15 Giugno 2013 ore 16:16
voto al film:   7

Utente di Base (0 Commenti, 0% gradimento) Forse 1 Giugno 2012 ore 19:24
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Utente di Base (18 Commenti, 47% gradimento) Ernesto 21 Novembre 2011 ore 16:06
voto al film:   6,5

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