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"L'imbroglio - The Hoax" è ispirato alla storia vera di Clifford Irving. All'inizio degli anni Settanta, Irving, uno scrittore frustrato e deluso che non è mai riuscito ad avere l'idea giusta per cambiare il corso degli eventi e ottenere il successo sperato, prende al volo la sua grande occasione. Dopo aver scritto una falsa biografia del magnate Howard Hughes, icona prebellica del cinema e dell'aeronautica, ne vende i diritti all'editore McGraw-Hill. Il libro sembra avere un valore eccezionale anche perché da alcuni anni l'eccentrico miliardario si è ritirato in un grande albergo in completa solitudine, impedendo a chiunque di vederlo... |
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“Credete davvero che, alla veneranda età di 57 anni, possa essere ancora, credibilmente, un sex symbol?”: comincia nel modo giusto la conferenza stampa di Richard Gere per presentare “The Hoax – L’imbroglio” alla Festa del Cinema di Roma. Il pensiero vola veloce a “Pretty woman” e alla carrellata infinita di film patinati all’odore di zenzero che si sono susseguiti nella sua lunga carriera, dopo quel fatidico (fatale) 1990. Se anche il vostro corpo è stato attraversato da un certo qual brivido, siate sereni, il peggio sembra ormai passato. La cinematografia sembra aver ri-trovato un attore capace, in grado di scrollarsi di dosso il pesante (leggero) passato, interpretando dignitosamente lo scrittore Irving, autore del libro-biografia “The hoax” da cui è stato tratto il film.
Risolto un problema se ne crea un altro, direbbe un saggio. E infatti permangono dei dubbi sul regista danese Lasse Hallström, già autore di prove marginali come “Casanova” o “Chocolat”. Sia chiaro, il film non è certo sgradevole, ma si ha l’impressione che nei momenti clou non ingrani le marce giuste, cosa non secondaria per una commedia con la pretesa di essere qualcosa di più.
Come è intuibile dal titolo, “L’imbroglio” affronta il tema della truffa ma sopratutto della menzogna (e dell’identità) in un’america degli anni ’70, in cui non sembra possibile concepire una vita senza l’ossessione del dio denaro. Lo scrittore Clifford Irving si trova nella situazione di dover trovare una grossa cifra per riparare alla sua scempiaggine. Non resta, dunque, che truffare tutti e spacciarsi per il “confidente” e biografo ufficiale del miliardario e controverso Howard Hughes (già riportato in voga con il film “The Aviator”, del 2004). Nessun editore potrebbe rifiutare le rivelazioni del folle aviatore, che da tempo ormai non ha più nessuna intenzione di vedere né interagire con i media. Il gioco sembra incredibilmente reggere, forse anche grazie a loschi intrecci politici, ma la resa dei conti (su diversi piani) sarà inevitabile.
Un film che alterna momenti piacevoli a scene già viste o superflue, senza trovare – ed è questa la cosa che più ci dispiace – il giusto taglio a una storia così assurda e non-raccontabile da essere vera. E alla fine, ciò che resta è solamente un senso di infantile incanto verso uno spirito menzognerò apparentemente ingenuo, in realtà tremendamente pericoloso. Sarà forse questo il senso del film? |