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Siamo a metà del XVIII secolo: Hawheye è un giovane bianco che vive con Uncas e Chingachgook, ultimi superstiti dei Mohicani, che lo hanno preso con loro quando i suoi famigliari sono stati uccisi. Siamo nel periodo della guerra anglo-francese nelle colonie americane, e le tribù indiane sono schierate dall'una o dall'altra parte. L'incontro fortuito con il maggiore Duncan Heyward, tradito dalla feroce guida indiana Urone Magua e sorpreso dai Mohwk, e le giovani Cora e Alice, figlie del colonnello Munro, segna la sua sorte... |
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Un film in costume estremamente convenzionale, che rispetta i canoni hollywoodiani dei film d’azione con una così pedissequa prevedibilità da risultare quasi noioso. Mann, anche coautore del racconto, non osa mai: del resto non solo la trama deriva da quella di un romanzo di Fenimore Cooper (che in più era già stato alla base di altri tre film), ma anche il suo adattamento al grande schermo è ripreso da dalla sceneggiatura di Philip Dunne per il film “Il re dei pellirossa” del 1936.
La storia americana dalla parte degli indiani l’aveva già provata a scrivere Costner, che col suo “Balla coi lupi” di due anni prima ha pure la paternità di alcune scelte stilistiche sfruttate da Mann (ad esempio, il far parlare i pellerossa nei loro idiomi originali). La sceneggiatura, si diceva, è piena di cliché (chi non avrà previsto entro i primi cinque minuti di film che Daniel Day-Lewis e Madeleine Stowe sarebbero finiti a letto insieme?) con personaggi ai limiti della caricatura come il capitano Munro o il nobile maggiore Duncan Heyward; la vicenda procede secondo schemi scontati (evoluzione da antipatia a passione per Hawkeye e Cora, contesa tra i due protagonisti maschili per l’amore di Cora che si conclude con il sacrificio del rifiutato, battaglie con salvataggi all’ultimo secondo e così via), con sprezzo dell’originalità e accondiscendenza verso un pubblico che non voglia sostenere alcuno sforzo mentale, se non quello di districarsi tra nomi particolarmente complicati.
Il film cerca il suo riscatto da un lato nelle bellissime immagini (curate dai due responsabili della fotografia Dante Spinotti e Douglas Milsome), dall’altro in una regia senza dubbio abile nel rendere spettacolari ed epiche le battaglie o le corse di Hawkeye nei boschi. Ma Mann sembra così concentrato nel costruire belle immagini da dimenticare completamente qualsivoglia profondità di contenuto. La scena dell’agguato al battaglione inglese nella radura è tanto ben congegnata quanto assolutamente non emozionante. Se la poetica della violenza è in alcuni casi fastidiosa, la ricostruzione storica appare accurata ma non aggiunge nulla di decisivo alla storia del genere. In definitiva, e a costo di ripeterci, “L’ultimo dei Mohicani” è un film sopravvalutato, per niente dissimile dalle centinaia di film d’azione con cui l’industria di Hollywood ha colonizzato fino ad oggi le sale cinematografiche. |
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Commenti del pubblico |
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9 è un voto molto alto, ma questo è uno dei miei film preferiti. E' stata criticata molto la semplice sceneggiatura, ma anche il libro di Cooper non è poi questo grande capolavoro. Per converso, la grandezza del film di Mann risiede proprio negli aspetti più prettamente cinematografici dell'opera. La fotografia di Spinotti è impressionante, Daniel Day-Lewis è sempre Daniel Day-Lewis, la regia è perfetta, per non dire spettacolare, specialmente nelle scene del corriere, della notte stellata, dell'inseguimento, della notte d'amore, nonché nelle sublimi scene iniziale e finale. Un capitolo a parte merita la colonna sonora di Trevor Jones. A volte una colonna sonora è capace di elevare un film "oltre ogni immaginazione", per prendere in prestito un'espressione di Cora. La colonna sonora dell'Ultimo dei Mohicani è indubbiamente una delle più belle di sempre. Non ci sono parole per descrivere il tutto. Ringrazio i compositori per aver avuto questa ispirazione, questa intuizione.
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E' il classico filmone storico Hollywoodiano. Indubbiamente ben fatto, ma la grandezza di Mann è nei thriller.
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News sul film “L'ultimo dei Mohicani” |
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Muore Pete Postlethwaite, attore non protagonista di primo piano ( 4 Gennaio 2011)
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