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Vincent é un ministro, un uomo potente, non brutto, piuttosto elegante, grande bevitore e buongustaio. Odile, la sua amante, è una ragazza molto bella, intelligente, lucida e affascinante. Ma non bisogna mai far dipendere il proprio destino dalle belle ragazze: la cosa potrebbe costare piuttosto cara. Infatti, nel momento in cui Vincent viene cacciato dal ministero, lei lo lascia. Théodière, il nuovo ministro in carica, investe il sontuoso ufficio di Vincent e distrugge tutto quello che trova. Cambia gli scaffali, i rivestimenti di poltrone e divani, la scrivania, fino addirittura ai posacenere e ai telefoni. Per quanto tempo resterà in carica? Chi lo sa... Ma lui è ottimista. L’ex ministro Vincent, invece, comincia a vivere... |
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“Ogni potente dovrebbe uscire sulla strada per vedere il suo popolo”. Otar Iosseliani, il vecchio regista franco-georgiano, presenta così il suo “I giardini d’autunno”, secondo film in concorso alla Festa del cinema di Roma.
Il protagonista è Vincent (Severin Blanchet) un immaginario ministro francese, volgare e piacente, attaccato più ai suoi orridi feticci che alla gestione del ministero, con una bella amante il cui unico impegno è uno sfrenato shopping cafone. Quando il ministro perde il posto, se ne vanno tutte le certezze del potere, la moglie scappa con il nuovo potente di turno, la pacchianissima villa passa al successore.
Vincent si ritrova, così, a dover cambiare la propria esistenza, ma la disgrazia è la sua fortuna. Questo cambiamento gli fa scoprire la bellezza di una vita semplice ma vera, tra grandi bevute con i vecchi amici, i consigli della vecchia madre (geniale interpretazione/travestimento di Michel Piccoli) per giungere a una fine allegorica da clochard. Al nuovo ministro spetta la stessa sorte di Vincent e, dopo sprechi e abusi di potere, si troverà a sua volta defenestrato e vorrà bere con lui un bicchiere di vino su una panchina.
Il messaggio del film dunque è molto chiaro. Certo c’è una morale, la condanna della avidità del potere, ma non c’è moralismo, perché la parabola di Vincent sembra più una favola senza tempo e senza riferimenti specifici ad alcun personaggio politico. E’ una vera e propria parabola sull’autunno della vita, una stagione in cui tutto muore (bella la scena dell’ufficio del ministro che viene letteralmente smantellato) per poi rinascere sotto altre forme. Un film ottimista quindi come ammette lo stesso Iosseliani “il nostro eroe riesce a trovare una nuova vita”, ma tutto è raccontato in termini astratti “sì, non credo che Berlusconi si metterà a fare il giardiniere”.
Un bel film, a tratti molto divertente, con un Michel Piccoli che vale il prezzo del biglietto. |
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