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XXI secolo. Una metropoli tiranneggiata da Frederson, un uomo che schiavizza gli operai costringendoli a vivere nel sottosuolo. I proletari sono guidati nella riscossa da Maria, di cui si innamora l'ignaro figlio del dittatore. Frederson, per controllare gli operai, fa costruire da uno scienziato un cyborg sosia di Maria. |
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Continue impalcature gotiche svelano la più straordinaria opera di visionarietà e genialità di qualsiasi altra cinematografia occidentale.
Sullo schermo appare una massa epocale che disegna un’epoca del futuro, un’ossessione estenuante pervade titanicamente sviluppo e progresso. Fritz Lang progetta una città abitata da uomini e macchine e anche da uomini meccanici o macchine umane, e la immerge in simboli, in ruoli chiave, incastra perfettamente un delirio e lo struttura verticalmente, tralasciando ogni umanesimo e spezzando il confine tra bene e male.
La ricchezza e il potere sono la trama di ogni epoca, mentre il racconto di essa lo armonizzano le persone, i mortali che introducono psiche e movimento alla possibilità di ulteriorizzare il concetto umano e avvicinarsi al divino.
Gigantismo spaziale e sperimentazione visiva, fondendosi, assumono proporzioni comunicative impressionanti, tanto che Hitler riteneva Metropolis il più importante film della storia del cinema.
Incredibile la realizzazione: la UFA (Universal Film Aktiengesellschaft) pubblicò questi dati ufficiali il 10 gennaio del 1927, giorno della prima proiezione: 310 giorni e 60 notti di riprese, 1.300.000 metri di pellicola impressionata, 36.000 comparse, 750 bambini, 1100 uomini calvi, 100 negri, 25 cinesi, 3500 paia di scarpe, 75 parrucche, 50 automobili costruite secondo modelli originali, 1.600.000 marchi di salari, 200.000 marchi per i costumi, 400.000 marchi per le scenografie e l’illuminazione.
Lang allinea la narrazione nella scienza e disegna il protagonista-scienziato come il colpevole illuminato, capace di oltrepassare i limiti della natura e dell’automa per diventare ribelle e assassino, simbolo perenne di Metropolis dove volontà suprema e superomismo si incarnano nel negativo, in una eroizazzione diabolica dell’esistenza. Il Dottor Mabuse d’altronde già cinque anni prima aveva iniziato il percorso…
L’amore non si può replicare ma se la distruzione vale un sentimento allora ogni scienza strappa il suo scienziato all’epoca e gli dona il potere di creazione, di distruzione e di mitizzazione.
Descrivere un simbolo in questo film può aiutare a coglierne gli innumerevoli altri, dispersi ovunque, nelle pieghe narrative come nelle cattedrali e case dilaniate da un tempo troppo nuovo, feroce per suo stesso bisogno.
Le scale sono sempre in discesa, una sorta di sospensione continua dove scendere significa espiar-si e incontrar-si, le catacombe della psiche, il risentimento o il sentimento; ma durante l’allagamento della città, solo per una volta le scale saliranno verso i Giardini Eterni, inondate da bambini che si salvano, una catarsi spirituale che getta un fascio di luce miracoloso.
Il regno dei cieli, della salita, si apre ai piedi delle nuove generazioni, di una vita che passa e una nuova che avanza…
Per aspera ad astra. |
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Non sono un critico e non credo di poter dire qualcosa che non sia già stato detto e che non risulti scontato. Metropolis è puro genio, un'opera maestosa, perfettamente equilibrata, lirica e drammatica che arriva dritta al punto e al cuore. Intenso, raffinato, ricercato. Incredibilmente originale e profondo, assolutamente il film più "bello" -aggettivo insufficiente- che abbia mai visto. Da vedere e rivedere. Grazie Fritz!
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Se ne potrebbe discutere a lungo, in particolare a livello concettuale, ma considerando che stiamo parlando del 1926, è troppa "tanta roba" per non assegnargli un giudizio clamorosamente positivo.
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