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Antonia è una giovane pianista di successo. Quando incontra Andrea si innamora, felicemente ricambiata, e decide di abbandonare la carriera di concertista per dedicarsi alla famiglia. Dopo il matrimonio e la nascita dei figli, però, nella coppia la passione cala e la routine comincia a prendere il sopravvento. Dopo alcuni anni, Antonia, in seguito all'incontro con un grande violista, riprende a suonare ma Andrea reagisce nel modo peggiore. |
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Maurizio Sciarra è un regista talentuoso; lo prova l’abilità tecnica dispiegata in più di una sequenza di questo suo ultimo film, in cui l’uso della macchina da presa è meritoriamente finalizzato tanto alla bellezza delle immagini quanto alla loro comunicatività. La realtà ripresa da angolature ogni volta originali, l’uso sapiente del campo lungo, che consente di racontare una intera sequenza in una sola immagine, quello altrettanto efficace dei piani sequenza che fungono da raccordo tra i diversi momenti narrativi, i primi e primissimi piani che restituiscono sui volti dei protagonisti i più minuti indizi dei loro sentimenti; praticamente ogni fotogramma ha una sua giustificazione artistica, a riprova del fatto che Sciarra, come non sempre accade tra registi, ha un rapporto consapevole col mezzo che sta impiegando e, per dirla così, ne affronta con serietà e studio le possibilità creative.
Il rispetto per lo strumento cinema e il rifiuto della banalità che così chiaramente emergono dal lato delle immagini sono in incredibile contrasto con lo scarsissimo spessore del racconto; una storia di un’infanzia negata e poi l’insostituibile, a quanto pare, binomio amore-morte, ambientato in una Svizzera più leccata e convenzionale che mai, con uno sfoggio di bei corpi, bellissime e sfarzosissime case, ori, barche, vestiti d’alta moda che avvicinano pericolosamente la pellicola a una puntata di una soap opera. La storia dell’amore e, soprattutto, della vita coniugale di Andrea e Antonia non ci risparmia momenti imbarazzanti come le litigate al cesso o i tormenti della protagonista che ha dovuto sacrificare la carriera artistica per i figli (…), per non parlare del movente ultimo della tragedia, ossia la gelosia di Andrea per un presunto tradimento di Antonia, che come nel migliore dei casi è dovuto all’infatuazione per il caliente musicista spagnolo Chavarria, in grado di condividere con lei quel fuoco di passione che evidentemente non si addice a una bancario svizzero. Così invadente è tale sensazione di un racconto patinato e banale che lo spettatore faticherà a farsi coinvolgere dalle vicende dei protagonisti e dal monologo sui massimi sistemi affidato alla parole di Andrea verso la fine del film, e piuttosto rifletterà forse con dispiacere su come un buon talento visivo e una ottima fonte narrativa (la sceneggiatura è liberamente tratta da un racconto di Tolstoj) si siano in buona parte persi per strada.
L’interpretazione teatrale degli attori è in generale convincente; ci è piaciuta perfino la Incontrada, nonostante il grande sforzo nei primi minuti per levarle mentalmente di dosso i panni di valletta televisiva e riuscire a vederla credibile nientemeno che come pianista classica. |