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Una città italiana, ai giorni nostri. La "sconosciuta" si chiama Irena, è arrivata anni prima dall'Ucraina e vive nella città tra i fantasmi del suo passato e la ricerca del presente. Sembra avere un obiettivo preciso quando riesce a trovare un lavoro di pulizia in un palazzo di fronte al quale è andata ad abitare facendone oggetto di osservazione. Lustra le scale del palazzo, Irena, ma il suo vero bersaglio è una famiglia di orafi che vi abita, gli Adacher, la moglie Valeria, il marito Donato e la figlioletta Tea. Per lavorare da loro, con freddo calcolo diventa amica della vecchia domestica Gina, col risultato di prenderne il posto: di qui, il disegno della "sconosciuta" prende la forma di un inesorabile, progressivo inserimento in quella famiglia, dove si conquista fiducia e, in qualche modo, potere. |
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Evviva il cinema italiano. Giuseppe Tornatore torna sul grande schermo con il suo nuovo lungometraggio per regalarci un thriller tutto italiano al pari di ogni altro prodotto del genere.
Una piccola città industriale del nord-est. La storia si apre sulla vita di Irena, ragazza ucraina in Italia per inseguire la fortuna e disperatamente alla ricerca di un lavoro. Eppure non sembra così tanto casuale nello scegliere una zona ben precisa della città per vivere e lavorare. Ecco allora che la vita di Irena sono due vite, così come sono due i suoi capelli, c’è la chioma scura del presente di questa silenziosa e molto assennata giovane domestica extracomunitaria, e c’è l’ossigenata donna che un tempo era, prostituta nel sud dello stivale, malmenata, violentata e torturata nei ricordi che come crisi visive, ma anche fisiche, la assalgono. Disponibile a tutto, anche a mentire, rubare e quasi uccidere per prendere il posto della tata di una famiglia di orafi del palazzo proprio di fronte a casa sua, riesce a raggiungere il momento più felice nel rapporto, difficile in principio, con la giovane figlioletta della coppia. Ma tutto ad un tratto il passato gli si rifà incontro ancora più violento e duro. Loro l’hanno trovata, lui l’ha trovata, il suo aguzzino è arrivato fin qui per vendicarsi. Una donna senza ormai più nulla da perdere lotterà fino in fondo e si spingerà oltre, solo per cercare di avere una possibilità di normalità, solo per riuscire a stare per po’ di tempo vicino a sua figlia. Ma per una come lei non c’è molta via di scampo, il destino è segnato, o meglio, non esiste, ed ecco il passato travolgerla ed uscire finalmente allo scoperto. Schiavizzata dall’uomo per cui lavorava aveva passato molti anni vedendosi portare via i figli che mano a mano era costretta ad avere. Per amore di un uomo, l’unica cosa bella che gli fosse mai capitata ma purtroppo anche lui caduto nel baratro del suo destino, aveva trovato il coraggio di uccidere e scappare verso l’unica figlia di cui aveva un indizio e di cui conosceva la paternità. Alla fine di tutto Irena pagherà i suoi crimini, ma almeno vedrà la bimba crescere salva e diventare una donna bellissima.
Dopo più di dieci anni da Una pura formalità, il regista ne riprende la tensione dopo essersi dedicato alla poesia come in La leggenda del pianista sull’oceano. In un film che dà lustro al nostro cinema come è giusto che sia, Tornatore ci propone una passerella di grandi attori nostrani, quasi tutti fra l’altro in ruoli diversi dai soliti in cui si è abituati a vederli. Da Michele Placido a Claudia Gerini, da Alessandro Haber a Pierfrancesco Favino a Margherita Buy, anche se compare poco, tutti bravissimi, mentre speciale è la prova della protagonista, la russa Xenia Rappaport. Il grande maestro del cinema italiano contemporaneo ci tiene incollati alla poltrona per 118 minuti accompagnato, e non sarebbe potuto esser altrimenti, nell’opera dalle musiche del maestro Ennio Morricone, calibrando tensioni e rilasci al punto giusto, regalandoci un paio di sorrisi e qualche scena di tenerezza, per poi cadere come una mannaia con colpi di scena che risuonano ancora nelle orecchie durante il silenzio che li segue. |
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Una vicenda fortemente inquietante e drammaticamente sinistra fa salire le tensione di questo atipico "noir" da subito nel film e vi permane fino allo scioglimento finale.Una determinazione ostinata e un pò forzosa nell'agire della protagonista che inizialmente non si capisce dove voglia andare a parare e che rivela poi avere una giustificazione legittima nel bisogno di maternità. Squarci di flash back violentissimi che riaffiorano a tratti dai recessi profondi del passato, un passato non concluso, e confluiscono nella esistenza sua tristissima e senza speranza. Il film è ben strutturato e recitato e assai disturbante, ma questo non basta a renderlo grande, non all'altezza almeno di "Una pura formalità"...
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Un film non facile ma regge bene fino all'ultimo
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Non c'è niente da fare, i film di Tornatore sono autentici capolavori, dal primo all'ultimo. "La sconosciuta" è un film gigantesco, emozionante... Non adatto al grande pubblico sicuramente, la pellicola sacrifica la quantità per la qualità
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