Affascinante e misteriosa, la teoria della "velocità personale" (o del momento giusto) che regolerebbe la vita di ogni essere umano e che la regista e scrittrice Rebecca Miller ha indagato nei suoi più complessi ed intricati meccanismi nel film "Personal Velocity".
E’ una sorta di cocktail di scelte personali e destino…una combinazione di decisioni dettate dalla propria volontà ed altri elementi come la storia, la famiglia o anche un elemento magico, quella specie di mano invisibile che ci accompagna nel corso della vita. E’ quel personalissimo ritmo che scandisce, a velocità alterna, i destini di un’umanità in viaggio.
Come le vite delle tre donne raccontate con passione, gusto letterario (il film è un adattamento di alcuni racconti della Miller) ed amara verità nella pellicola della regista americana: Delia, una vita grama, lascia il marito che la picchia e parte insieme ai suoi figli per un viaggio alla riscoperta del potere che ha perduto; Greta, giornalista, lotta per dare un freno alla sua smodata ambizione che però non include un marito gentile ma totalmente banale e poco interessante. Ed infine Paula, una giovane donna inquieta che parte per un viaggio in compagnia di un giovane autostoppista dopo un incontro fortuito e fatale per le vie di New York.
Rebecca Miller pedina le sue donne in questa disperata ricerca che possa dare una svolta alle loro vite, seguendo gli sviluppi di tre racconti, che nella verità di gesti e parole si ritrovano in tre interpreti straordinarie, dignitose e vitali "maschere" del sofferto, e nella regia essenziale e sconnessa di sequenze e tempi cinematografici in perenne scorrimento. Ci raccontano del male di vivere quotidiano e della palpabile e prepotente speranza che inevitabilmente accompagna le sorti di un’umanità con testardo desiderio di non arrendersi mai e sana voglia di continuare a lottare.
Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival 2002.
Premio John Cassavetes agli Independent Spirit Awards.
Presentato in concorso al 55mo Festival di Locarno (2002). |