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Recensione: Yi Yi - e uno... e due...

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Yi Yi - e uno... e due...
titolo originale Yi Yi
nazione Taiwan / Giappone
anno 2000
regia Edward Yang
genere Drammatico
durata 173 min.
distribuzione Cinecittà Luce
cast W. Nien-Jen (NJ) • I. Ogata (Mr.Ota) • E. Jin (Ting-Ting)
sceneggiatura E. Yang
musiche P. Kai-li
fotografia Y. Wei-han
montaggio C. Bo-wen
media voti redazione
Yi Yi - e uno... e due... Trama del film
NJ Jian forma, con la moglie Min-Min ed i due figli, la tipica famiglia media. Vivono a Taipei con la mamma di Min-Min. NJ Jian che, dopo un anno fortunato, rischia il tracollo della sua piccola impresa, pensa di associarsi con Ota, un imprenditore giapponese vivace ideatore di software per giochi elettronici. Il giorno del matrimonio del fratello di Min-Min la suocera, colpita da un ictus, entra in coma. Nello stesso giorno NJ ritrova il suo primo amore, Sherry, che non vedeva da vent'anni.
Recensione “Yi Yi - e uno... e due...”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6,5)
Dire che questa è la storia dei componenti di una famiglia nell’acquario indifferente di Taipei, da un bambino ad una nonna in coma, dalla cerimonia della nascita a quella del lutto, dalla realtà spesso volgare del lavoro a quella esaltante e pure mortificante dell’amore, è assolutamente riduttivo.
“Yi Yi” è un arazzo immenso e complicato dove i fili sono le esistenze piccole e grandissime dei componenti di una famiglia medio-borghese.
Edward Yang fa parte, insieme a Hou Hsiao-hsien e al primo Ang Lee, del cosiddetto “nuovo cinema” di Taiwan: raccontano i drammatici cambiamenti sociali e l'evoluzione storica del loro paese non attraverso eventi di portata nazionale, ma attraverso le vicende quotidiane di nuclei familiari posti sotto pressione da circostanze interne ed esterne.
Il modo di raccontare dei tre autori è legato alla realtà del quotidiano: quello di Yang è un cinema che prende il suo tempo per raccontare le sue storie.
Il regista taiwanese, utilizza personaggi di età diverse per riassumere l'intero arco dell'esistenza umana. Giovani e adulti non fa differenza: tutti sono raccontati con profondità, intelligenza e finezza. Ma Edward Yang guarda e racconta con amore ogni suo personaggio: lasciandoci semplicemente guardare il modo in cui reagiscono agli eventi, secondo una regia che si limita a riprendere senza interferire.
L'incomunicabilità è uno dei temi principali dell'opera. Il regista non considera questa incomunicabilità come una componente inevitabile nelle vicissitudini familiari, né dà per scontato che il nucleo familiare debba essere necessariamente un'unità indivisibile.
Semplicemente ammette che ci sono momenti, fasi, circostanze durante le quali ogni certezza viene sospesa, e ognuno deve faticosamente trovare il suo percorso, perdendo temporaneamente di vista i propri "compagni di strada".
Questo non impedisce alla tenerezza di esprimersi attraverso piccoli gesti quotidiani, che contemporaneamente allargano il cuore e lo trapassano con la loro cristallina dolcezza.
"Yi Yi", che in cinese vuol dire "individualmente", è un invito ad ascoltare con amore e comprensione la particolare musica che ogni individuo crea, anche quando quella musica diventa aritmica e sincopata, anche quando stona.
Le quasi tre ore della pellicola scorrono fluide e con una straordinaria costruzione dell'immagine.
Per scoprire, come vuole il piccolo Yang Yang fotografando la gente di spalle, "l'altra faccia della verità". Quella che è impossibile vedere solo con i nostro occhi.
Premio alla regia al festival di Cannes 2000.
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