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Recensione: El Bola

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El Bola
titolo originale El Bola
nazione Spagna
anno 2000
regia Achero Manas
genere Drammatico
durata 88 min.
distribuzione Pablo Distribuzione Indipendente
cast J. Ballesta (Pablo) • P. Galan (Alfredo) • A. Jimenez (Padre di Alfredo) • M. Moron (Padre di El Bola)
sceneggiatura A. Manas
musiche E. Arbide
fotografia J. Gomez
montaggio N. Ruiz Capillas
media voti redazione
El Bola Trama del film
El Bola è un ragazzino di dodici anni cresciuto in un'atmosfera violenta e sordida. La sua situazione familiare, di cui si vergogna, lo rende incapace di avere relazioni con i suoi coetanei. Ma l'arrivo di Alfredo, un nuovo compagno di classe e la scoperta di una famiglia dove prevale l'amore e la comprensione, gli daranno la forza di accettarsi e di sperare in un futuro migliore.
Recensione “El Bola”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7,5)
"El Bola" sta per "il biglia", ed è il soprannome con cui viene chiamato Pablo, bambino di 12 anni, cresciuto in un ambiente violento e sordido per la sua preziosissima biglia, amuleto insostituibile, che accarezza continuamente e fa rotolare nella sua mano.
La difficile situazione familiare (un padre che lo picchia violentemente mentre la madre assiste inerme ancora portandosi addosso il dolore di un figlio morto) lo rende incapace di relazionarsi con i ragazzi della sua età.
Non ha amici, passa le sue giornate tra le lezioni a scuola e le ore in negozio per aiutare quel genitore che odia profondamente. Gioca con la sua stessa vita attraversando i binari della ferrovia pochi istanti prima del passaggio del treno.
Ma l’arrivo di un nuovo compagno di classe, Alfredo, con il quale imparerà finalmente il significato dell’amicizia e la scoperta di una famiglia dove prevalgono l’amore e il rispetto reciproco, aiuteranno il giovane "El Bola" a trovare il coraggio e la forza per "scivolare" via (come una biglia) dalla stretta morsa di un’omertosa e a volte impalpabile e dura realtà sociale.
Si può seguire la trama del film di Manas proprio accompagnando il percorso "nomade" di questa biglia: stretta in mano per poterla accarezzare, finisce sempre per roteare nel palmo di Pablo ogni qualvolta l'esistenza si fa dura, o diventa una "nicchia" nella quale rifugiarsi nei momenti di solitudine.
L'idea del film, trova la sua forza espressiva e metaforica proprio nella sequenza finale, dove la biglia di Pablo prende il suo posto lungo la traversina dei binari ferroviari, e appiattendosi nell'urto contro le ruote motrici, dimostra che è possibile riscattarsi da una sorte avversa e ribellarsi contro la violenza di quei padri che si credono padroni.
La biglia muterà la propria forma, smarrendo la natura sferica, e finirà per perdere il valore d'uso, conservando però la valenza simbolica della trasformazione avvenuta; proprio come accade a Pablo. La vita del bambino non si appiattisce come la pallina d'acciaio che gli ha tenuto compagnia, perché nel finale trova il coraggio di denunciare il padre, tracciandone un ritratto ignobile soltanto elencando, con estrema freddezza e disincanto, una serie di episodi subiti nel corso di quella breve esistenza in comune. Rinchiuso in un armadio, costretto a bere la propria urina, preso a cinghiate e a calci in tutto il corpo, segregato in casa, obbligato a lavorare come garzone in un negozio di ferramenta, etichettato con i nomignoli più squallidi e perversi, il ragazzino non tradisce la fiducia familiare, il senso di appartenenza alla famiglia, ma, quando la biglia gli sfugge di mano e rotola secca per terra accanto al suo letto d'ospedale, finalmente apre gli occhi, si slega dal senso di colpa di essere sopravvissuto al posto del fratello sfortunato, impara a reagire e finalmente si ribella.
Di forte impatto emotivo per il pathos ricercato in alcune scene, come tutti i film che espongono minori alla violenza degli adulti, il pregio consiste nella sobrietà di una narrazione credibile e verosimile, mai banale, ma quotidiana, come la lezione che cerca di impartire...
European Film Awards: Premio Fassbinder - Miglior Regista Emergente.
4 Premi Goya: Miglior Film, Miglior Regista Opera Prima, Miglior Sceneggiatura Originale, Miglior Attore Emergente (Juan Josè Balestra).
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