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Recensione: Soap

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Soap
titolo originale En Soap
nazione Danimarca / Svezia
anno 2006
regia Pernille Fischer Christensen
genere Drammatico
durata 102 min.
distribuzione Teodora Film
cast T. Dyrholm (Charlotte) • D. Dencik (Veronica) • F. Thiel (Kristian) • E. Steentoft (Madre di Veronica)
sceneggiatura P. ChristensenK. Fupz Aakeson
musiche S. ÖbergM. Jarlbo
fotografia E. Molberg Hansen
montaggio A. Mossberg
uscita nelle sale 7 Luglio 2006
media voti redazione
Soap Trama del film
Charlotte, responsabile di un salone di bellezza, dopo aver rotto i rapporti con il suo fidanzato Kristian, si trasferisce in un nuovo appartamento. Nello stesso stabile abita anche Veronica, un transessuale appassionato di soap-operas che vive con un cane, Miss Daisy, e che si mantiene con l'aiuto di alcuni generosi amici che di tanto in tanto lo vanno trovare. Dopo una serie di circostanze sfortunate Charlotte e Veronica iniziano a frequentarsi e tra loro si instaura un rapporto che potrebbe andare oltre l'amicizia. Ma a farle tornare con i piedi per terra arriva la notizia che Veronica aspettava da tempo: la sua richiesta per cambiare definitivamente sesso è stata accettata...
Recensione “Soap”
a cura di Francesco Alfani  (voto: 4)
Il mistero sono i plurimi riconoscimenti raccolti a Berlino da Pernille Fischer Christensen: un abbaglio collettivo? “Soap”, che con le soap opera non ha niente a che vedere, nemmeno come possibile forma di stravolgimento corrosivo (i raccordi in bianco e nero, con la voce off che riassume le vicende di ciascuno degli episodi, ciascuno con un proprio titolo, sembrano ispirati agli schemi dei cartoni animati giapponesi, semmai), ha un unico merito artistico, che è la capacità di raccontare esaurientemente le storie di Veronica-Ulrik e Charlotte senza spostarsi dai loro due appartamenti. La regia è in “presa diretta”; la camera si sporge dalle porte e dai corridoi, trovando prospettive inusuali con uno stile aspro e senza fronzoli che può anche interessare. Ma è inesistente per tutto il resto. Nessuna immagine poetica, come di frequente in molto cinema degli ultimi dieci anni, per ricercare un verismo estremo alla moda, estrema condanna di un autore privo di fantasia. La regista Crhistensen racconta, non si capisce con che spirito, un mondo così tragicamente squallido da essere, in effetti e al di là delle sue probabili intenzioni, quasi poco realistico. Un palazzo di un quartiere degradato, suoi inquilini un travestito che si prostituisce per tirare a campare e si uccide con i farmaci, e una borghese annoiata che va a letto con un uomo diverso ogni sera per cacciarli subito dopo senza nemmeno lasciar loro il tempo di un caffè. Ogni tanto fanno capolino la madre del primo, non rassegnata ad accettare la scelta del figlio e pronta ad abbandonarlo nel momento della scelta, e il compagno di Charlotte, che le fa violenza mentre dice che vuole riaverla con sé. Le donne puttanelle e gli uomini o sensibili ma omosessuali, o maschi ma violentatori, sono il quadro di una umanità che la regista sembra quasi amare. Difficile per questo scindere il giudizio estetico da quello sulla visione delle cose che la regista (anche coautrice della sceneggiatura con K. Fupz Aakeson) comunica allo spettatore. Ma è anche vero che tutta la degradazione esibita sembra francamente gratuita, e che non sa suscitare mai una sentita partecipazione emotiva. Non fa tremare la scena della violenza subita da Charlotte, non fa commuovere l’amore impossibile tra i due protagonisti. L’orizzonte dipinto nel film è troppo fosco per potervi far crescere alcunché di bello.
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Utente di Base (7 Commenti, 85% gradimento) angelonero 14 Gennaio 2012 ore 00:41
voto al film:   7

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