Prima opera di Fernando Solanas dedicata all’Argentina, alla sua situazione economica e sociale disperata colpevolmente passata sotto silenzio per tutti questi anni, e più precisamente fino al 2001. Se poi si pensa che era lo stesso anno degli scandali finanziari (chi si ricorda dei bond?) anche in Italia, e che in Argentina ci sono milioni di persone di origine italiana, appare evidente come scientemente si sia portato avanti, anche nel nostro Paese, un programma di “insabbiamento” circa le scomode verità del più avanzato Paese sudamericano, ora alle prese con problemi talmente gravi da far resuscitare vecchi e terribili ricordi, come quelli della dittatura degli anni settanta. Non ci saranno migliaia di morti buttati vivi in mare, ma le madri dei desaparecidos picchiate dalla polizia mentre manifestano in Plaza de Mayo sì; non ci sarà un potere militare soffocante, ma un potere ancor più subdolo e pericoloso, sì. Stiamo parlando di quella Mafiocracia, come viene definita nel film, rappresentata dalla classe politica in generale, e in particolare da figure losche come il presidente Menem, da mafiosi, dai dirigenti di multinazionali occidentali e dagli stessi organismi internazionali, dalle banche… Sono tutti accusati di star perpetrando un genocidio sociale, di ammazzare migliaia di persone, di spaccare il Paese rendendo i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri, senza terra, senza lavoro ma anche senza cibo. Realizzato con una tecnica semplice e diretta, lontana da un protagonismo stile Michael Moore, ma con Solanas semplice narratore delle sue immagini, catturate in prima persona tra le strade di Buenos Aires in mezzo ad una manifestazione o nel degrado e nella povertà delle tante periferie della capitale, il documentario non presenta vizi né di forma né di contenuti. Il montaggio è perfetto, capace di condensare in due ore l’infinità di informazioni (basti pensare che il film è stato prodotto partendo da un materiale di più di cento ore di filmati) che vengono esposte in maniera comprensibile ed intelligente; vengono spiegate le stesse cause di questa tragedia, soprattutto sottolineando l’abbaglio di una politica economica scellerata, che in pochi anni voleva passare da una dittatura ad un liberismo estremo in campo finanziario. Il risultato è quello di un nuovo colonialismo più subdolo e difficile da combattere rispetto a quello politico o militare, esercitato per esempio da compagnie straniere (come le spagnole Repsol e Telefonica) che possono contare su condizioni di favore e privilegi negati nei rispettivi Paesi d’origine.
Da vedere: per conoscere, per capire, per riflettere. |