Dong Dong è nato in un bagno pubblico di Pechino dove sua madre lo ha abbandonato appena partorito. È sopravvissuto bevendo l'urina dei clienti: nuotava nell'acqua degli sciacquoni, sotto la grata, come nel liquido amniotico. Poi sua nonna l'ha trovato, e lo ha accudito amorevolmente.
Ora Dong Dong ha diciotto anni e sua nonna sta morendo di tumore. Dong Dong decide di oltrepassare per la prima volta la soglia di quel mondo fatto di sodio e di potassio, e si mette in viaggio alla ricerca di una cura per la nonna.
In Corea una sirena emerge dalle acque. Putride.
Viveva anche lei sotto un bagno, quello prefabbricato del bar della spiaggia, gestito da due fratelli coi loro genitori. Mangia escrementi, non ha le vertebre e ha una malattia virale.
Sam, un killer di professione, nasconde la sua pistola dentro una tanica d'acqua, in un bagno pubblico di New York. È stanco e disilluso, e la sua ragazza Jo, è andata in Cina a cercare delle medicine per la madre.
Due fratelli indiani accompagnano il padre morente da Hong Kong fino alle acque del Gange. Sul treno incontrano Tony, che viene da Pechino per cercare una cura per il fratello minore.
Cinque storie di amori terminali, di malattie inguaribili, di utopie stanche e disperate.
Non c'è poi tanta differenza tra il mondo di fuori e gli orinali.
La voce fuori campo in prima persona di Dong Dong, accompagna una fotografia molto curata e scrupolosamente ricercata nel dettaglio. I passaggi dalla pellicola al digitale, pur essendo palesemente lontani per livelli di colori (in certi punti la pellicola presenta sfumature sbiadite o sovra esposte simil anni '60 o '70, molto dolci e soffici, mentre nel digitale le vivacità, le fluorescenze ed acidità si stendono ad invadere l'ambiente con movimenti incerti e traballanti) rendono il tutto armonico e fluido.
Alcune scene sembrano quasi rubate dalla strada, fatte in momenti differenti dal tempo della ripresa del film; questo rende la narrazione più particolare e spaziale.
Ecco come un "simbolo" si discioglie nella forma e si fa metafora viva, in quanto movimento nello spazio. Fruit Chan firma un’interessante pellicola; anche se forse in pochi se ne sono accorti.
Presentato al Toronto International Film Festival 2002 nella sezione "Visions".
Menzione speciale della giuria alla 59ma Mostra di Venezia (2002). |