Debutto alla regia di Carlo Virzì, fratello di Paolo Virzì e già collaboratore di questo, con la trasposizione del romanzo di Teresa Ciabatti Adelmo, torna da me, anche questa opera prima. La storia ruota attorno al personaggio della giovanissima Camilla, tredici anni quasi quattordici, figlia di una benestante famiglia romana completa di BMW, filippini e villa all’Argentario, amante per il padre e psicofarmaci e psicanalista per la madre.
Il film risente ovviamente e giustamente della filmografia di famiglia e anche del genere, e dipinge un’adolescenza spietata e sognatrice con simpatia e la giusta dose di critica. Camilla vive l’estate del 1987 fra le coccole della tata-cameriera, sempre pronta ad elargir baci e dolci, e i consigli del clan di sue pari, tutte con due nomi e tre cognomi, straviziate e depresse da famiglie inesistenti. In tutto questo il sogno di ogni signorina: l’amore. Ed eccola allora, dopo che il figli di papà di cui tutte si innamorano non la cerca minimamente, idealizzare il bello ma provinciale Adelmo, indigeno del posto di diciassette anni che non si fa troppi problemi esistenziali e si arrangia aggiustando le piscine ai “ricchi”, coltivando mediocremente solo la passione della corsa. Camila cercherà in vari modi di attirare le grazie del distratto Adelmo, e le sequenze che ne risultano sono veramente tenere e divertenti.
Intanto sullo sfondo si andrà dipingendo un mondo vuoto e falso, fatto di illusioni e delusioni, di ricchezza ostentata e tradimenti, in mezzo al quale la piccola Camilla è costretta a crescer troppo in fretta invece di pensare solo a giocare con i suoi pattini, mentre i genitori giocano a fare i bambini. Emblematica la decisione della sempre bravissima Laura Morante, la madre, di scrivere un libro, il libro della sua vita, le sue memorie, e mentre rincorre medici ed analisti ed organizza party in piscina arriva addirittura a buttar giù quattro pagine, un libro praticamente finito, giusto qualche aggiustamento qua e là. L’importante è che alla fine nonostante tutte le crisi, i brutti momenti e i forti colpi che riceve, Camilla alla fine sorride ascoltando la sua musica e salutando l’estate del 1987.
E la musica è centrale nel film, brani storici che ci riportano negli anni ottanta accompagnando costantemente la scena e sottolineandone ritmi ed atmosfere, e qui la bravura è del regista che firma anche le musiche, essendo un ottimo musicista, a proposito ha dichiarato di aver accompagnato il film con la colonna sonora personale di quegli anni.
Un plauso finale va al poliedrico Neri Marcorè che ci regala qui un’ennesima prova della sua bravura in qualsiasi ruolo. |