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Recensione: J'ai pas sommeil

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J'ai pas sommeil
titolo originale J'ai pas sommeil
nazione Francia / Svizzera
anno 1994
regia Claire Denis
genere Drammatico
durata 110 min.
distribuzione n.d.
cast R. Courcet (Daiga) • A. Descas (Camille)
media voti redazione
J'ai pas sommeil Trama del film
Il film segue il tracciato urbano di tre personaggi: quello di Daiga, giovane, seducente quanto scontrosa, che giunge dalla Lituania per cercare un vago ingaggio come attrice nella capitale. Quello di Camille, omosessuale di origine antillese, che si esibisce in locali notturni e vive con un amico nell'alberghetto nel quale confluiscono i vari personaggi; e quello di suo fratello Theo, fiero e determinato, che fa il falegname al nero e sogna di ritornare nelle Antille con la moglie francese ed una bimba. La storia s'ispira ad un noto fatto di cronaca: quello di Thierry Paulin, arrestato nel 1987 per aver ucciso tutta una serie di anziane signore a Parigi.
Recensione “J'ai pas sommeil”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 6)
Teoricamente, "J'ai pas sommeil" prende spunto da un noto fatto di cronaca: quello di Thierry Paulin, arrestato nel 1987 per aver ucciso tutta una serie di anziane signore a Parigi.
Altrettanto teoricamente segue il tracciato urbano di tre personaggi: quello di Daiga, che giunge dalla Lituania per cercare un vago ingaggio come attrice nella capitale.
Quello di Camille, travestito di origine antillese, che si esibisce in locali notturni e vive con un amico nell'alberghetto nel quale confluiscono i vari personaggi; e quello di suo fratello Theo, fiero e determinato, che fa il falegname al nero e sogna di ritornare nelle Antille con la moglie francese ed una bimba.
Teoricamente. Perché l'interesse del film sta proprio nel fatto di "non" essere tutto ciò: di non essere cioè una cronaca, di non seguire un'inchiesta, di non costruirsi su una progressione drammatizzata, sulla ricerca del solita "soluzione" più o meno prevedibile.
"J'ai pas sommeil" rappresenta invece un'altra inchiesta, o meglio un altro itinerario.
Quello che consiste nel prendere atto di un ambiente, di una condizione sociale, di un confine psicologico, che è poi il solo ad accomunare dei personaggi altrimenti dissimili: l'esclusione.
Siano essi insolenti, come Daiga, o rassegnati, come Camille, o ancora combattivi come Theo, i personaggi del film sono colti nella loro impotenza ad entrare in una logica, in quella meccanica che identifichiamo frettolosamente con il concetto di normalità.
La figura stessa del "serial killer", una volta svelata in tutta la sua crudezza, partecipa alla rassegnata indifferenza dell'ambiente che lo circonda: cosicché è proprio questa indifferenza, questa tragica latitanza della coscienza di tutto un ambiente, il vero soggetto del film.
Come se dal distacco dell'osservazione potesse nascere il calore di un'emozione intensamente catturata, lo sguardo di Claire Denis finisce allora per affermarsi come quello di un'autentica cineasta; che sa trarre dai minimi dettagli della realtà osservata, dai suoni come dalle musiche, dai colori, dagli odori di quella realtà, quei significati di solitudine, d'impotenza, di rivolta che s'imprimono indelebilmente nella memoria.
Il cinema è per la Denis, come lei stessa descrive il suo operare, la linea di una terra che man mano che ci si avvicina prende forma e come da una barca la superficie terrestre mostra i suoi dettagli.
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