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Rudy Baylor, neolaureato avvocato di Menphis, inizia a lavorare in un piccolo studio della città, ma si trova subito di fronte alla dura realtà del mondo in cui ha deciso di lavorare, e per sbarcare il lunario è costretto a scendere a compromessi anche con i suoi valori. Quando si trova davanti al caso di un malato di leucemia a cui l’assicurazione non vuole risarcire le spese mediche, decide di intraprendere questa crociata per molti persa in partenza battendosi contro i grandi studi legali che difendono le potenti lobby delle assicurazioni. |
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Nel gergo degli studi legali il “rainmaker” è l'avvocato che porta i profitti più alti allo studio.
L’intricata giungla delle aule giudiziarie, esplorata varie volte e con diversi tipi di approccio cinematografico, è descritta da Coppola attraverso alcuni degli aspetti più duri che ne regolano l’ecosistema, dove la legge del più forte è estremizzata dalla perfidia e dalla sete di potere che solo l’animale uomo riesce a provare. Partendo da un ottimo romanzo giuridico di John Grisham (fra l’altro basato su fatti reali ed esperienze personali), il regista ci mostra in maniera semplice e realistica la terribile situazione sanitaria e assicurativa che vivono in America migliaia di persone. Nessun grande complotto di fantapolitica e nessun personaggio titanico, anzi, un giovane e inesperto Matt Damon, a tratti impacciato, ancora idealista, gettato nella mischia con gli altri avvocatucci a sgomitare per accaparrarsi le disgrazie altrui in un sistema marcio e senza compassione.
Film criticato proprio per la sua realistica semplicità quotidiana, è capace di rendere invece proprio grazie a queste caratteristiche a pieno l’idea di quel mondo basato su meschinità ed egoismo, quinta essenza della società in cui viviamo dove a giustificare le nostre colpe c’è sempre l’esempio di qualcuno che l’ha fatta più grossa.
I grandi colossi assicurativi lucrano alla luce del giorno sulle persone più povere ed indifese in un paese dove la privatizzazione ha stravolto il sistema e lo stato si è allontanato totalmente dai cittadini. La piccola crociata condotta dal giovane avvocato e dal suo collega, un Danny De Vito sempre apprezzabile, non è che una goccia in un oceano di soprusi, ma il lieto fine tipicamente americano è sempre lì pronto a darci quel poco di speranza che non guasta mai.
L’andamento del film risulta nel complesso un po’ lento e macchinoso, dovuto anche alla narrazione fuori campo spesso presente a spiegare e puntualizzare una storia che Coppola ha con ovvie difficoltà scritto partendo da un libro di circa cinquecento pagine. |
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