Corleone per caso con la Sicilia dentro le vene Vito giovane vede padre, madre e fratello sterminati davanti ai suoi occhi. Fugge miracolosamente dalla morte e giunge a New York, pioniere del mondo che interpreterà più tardi Michael, in un fluire di tempi cinematografici che tessono la tela del più grande seguito cinematografico mai girato.
Ultima scena de “Il Padrino”: la porta si chiude sul mondo di Michael, Kay resta fuori, non può sapere gli affari della famiglia.
La famiglia è un concetto di sangue, una sorta d’identità patrimoniale che pulsa dentro i Corleone e rende la vita un disegno cromosomico uguale, una parabola, un percorso impossibile da interrompere.
“Il Padrino parte seconda” è l’analisi di un’eredità che fonde a ingiustizia e tradimento, vendetta e morte; una regola d’onore superiore ad ogni sentimento e chiarissima a Francis Ford Coppola.
Prima Vito poi Michael Corleone entrano nelle ombre del loro unico destino che come una sorta di mito antico decide di compiersi in due vite. Due Padrini uniti nello stesso percorso pieno di silenzi, lunghi quelli di Michael, proprio come quelli del padre Vito, l’alternarsi delle loro storie è intrecciato come in un tessuto di madreperla, le immagini diventano filo d’arianna di una storia perfetta, appunto mito terribile e splendido di un’epoca in fondo mai dissolta del tutto.
Il periodo storico ci trascina inoltrandosi tra Cuba e la nascita della sua rivoluzione, la Miami corrotta di Michael e la New York dura e intima di Vito. Dalle strade piene zeppe di umili carretti fino all’America di Michael, assordata dal rumore degli aerei. La produzione d’Olio è diventata gestione di Alberghi, Casinò, Politica.
Resta uguale il tragitto spirituale di Vito e Michael, quella parabola cromosomica di cui parlavamo, le loro parole riempiono il film, restano impresse, ognuna di loro compie giustizia. Vito compirà la sua vendetta con un agguato proprio nella sua Sicilia, Michael calpesterà tutto, compreso l’amore della moglie Kay e il sangue traditore del fratello Fedro, per terminare la sua.
Una parabola, Il Padrino, di quelle da vedere e vedere fino a sentirne il profumo storico e la consistenza di un cinema che si trasforma in arte pura e ci consegna una trilogia che è già Mito prima ancora di essere Storia.
6 Premi Oscar nel 1974: Miglior Film, Regia, Attore non Protagonista (Robert De Niro nella parte di Vito Corleone), Sceneggiatura non originale, Scenografia e le splendide Musiche del maestro Nino Rota; ma avrebbe meritato anche Al Pacino, nato per e da questo ruolo. |