Cyclo fa una vita grama: orfano, vive con il nonno e le sorelle. Il suo unico pensiero è rendere onore alla figura del padre proseguendone il mestiere. Quando gli rubano il risciò, non può far altro che assoggettarsi alla malavita locale, conoscendo una spirale di degradazione e violenza che riempie lo schermo di crimini, soprusi e angosce esistenziali.
Il regista vietnamita torna in patria (dopo Il profumo della papaya verde) per narrare la storia di un risciò "fatto" di materia pulsante e violenza. Film visionario e intimista, "Cyclo" è una tragedia moderna che non è solo di un singolo individuo (il protagonista), ma di un paese dilaniato (il Vietnam) e di una città-simbolo che cerca ancora la sua identità (Ho Ci Minh City, ex-Saigon).
Tra omicidi e vendette, furti e prostituzione, la macchina da presa di Tran Ahn Hung ora si distacca in ampie panoramiche della nuova Saigon, ora accetta il corpo a corpo con la fatica del vivere dei protagonisti, per delineare un quadro terribile e doloroso: si vive male e di espedienti.
Una storia freneticamente allucinata, cruda e contorta; un'esibizione di energia e talento cinematografico. Un film che confonde e stupisce.
Leone d’Oro a Venezia '95. |