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La formula vincente del film risiede nella sua umiltà, proponendosi come un film da anni 50-60, votato al solo intrattenimento senza spiegazioni o filosofie recondite da dover illustrare. Tutto quello che offre allo spettatore è la pura potenza delle immagini, il loro fragore cosmico visuale e sonoro, relegando le introspezioni allo splendido tessuto della colonna sonora del periodo Viet-contestario, ed al contesto storico dello stesso. I personaggi navigano a vista, imperfetti sia nei personaggi che nei ruoli, laddove l'unico fine perseguito è fuggire dalla straniante fascinazione di un mondo di Mostri Perfetti
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