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Serpeggianti dilemmi morali disturbano la quiete di Romeo, medico rappresentante della media borghesia romena. Vorrebbe essere padre modello ma finisce col trovarsi suo malgrado al centro di un turbine di scelte che confliggono palesemente con la sua visione ideale. Intorno c'è lo sfondo costituito da una Romania corrotta, grigia e depressa. In mezza la spinta a fuggire, la speranza che le nuove generazioni possano realizzarsi lontano dalle atmosfere mefitiche di una Romania alle prese con una questione morale diffusa e metastatica. Ma anche la fuga non salva più. Ritratto spietato di una nazione che è nel contempo una riflessione amara sulle debolezze umane. Ogni personaggio (nessuno escluso) sembra muoversi sulla scena per necessità individuali, derivato, anche nel piccolo, di un qualsivoglia faro morale. La narrazione asciutta e con molti snodi nella trama ben scritta sembra giungere ad un punto morto, ad una fotografia senza sviluppo, ad un'etica paludosa senza scampo.
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Ennesima perla firmata Mungiu, un regista che finora non ha sbagliato neanche un film: un dramma morale intensissimo costruito su una sceneggiatura perfetta, sorretta da una regia asciutta e precisa. Ritratto di un paese, analisi spietata delle debolezze umane, studio psicologico del rapporto genitori-figli: nel film c'è tutto questo, senza giudizi preconfezionati o facili moralismi. Il film pone domande: allo spettatore trovare le risposte.
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