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Ultimi commenti e voti |
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Non ho trovato il film particolarmente diverso dagli altri, forse meno scenografico di Mommy e Lawrencw anyways ma ugualmente intenso e appagante. In questo come negli altri citati c’è tutto Dolan con le sue vicissitudini, dalla figura del padre che riappare vivificato dalla luce abbagliante del ricordo nello stupendo flash back accompagnato da uno sfondo musicale perfetto, al personaggio della madre, solitaria educatrice dei figli, alla presenza del fratello, in conflittuale rapporto con lui e la sua omosessualità, con le conseguenze che ne derivano. Il tutto in una composizione di una bellezza estrema che incanta e affascina fin dalle prime sequenze, dal percorso in macchina dall’aeroporto/casa, per sfociare nell’imprevedibile finale. Il film è pregno, come sempre, di lui, di tensione emozionale altissima, tra tendine mosse dal vento, immagini sfocate, flash back abbaglianti di luci e colori.Consigliatissimo
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6,5
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6,5
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Dolan contro Lagarce... più che un incontro di archi, ne esce una scazzottata sul ring. Il genietto del Quebec prova ad interpretare la drammaturgia cupa e introversa dell'autore francese riproponendola nella sua cifra espressiva classica fatta di dialoghi a mille decibel, video-clip, primi piani e colori soffusi. Nel suo, Dolan ci restituisce, anche in questo film, sequenze di gran classe. Meno convincente, invece, l'andamento complessivo della pellicola, in cui il talento esuberante e iper-comunicativo del regista fa difficoltà a mettersi al servizio di un testo teatrale in cui a prevalere sono, invece, silenzio e incomprensione.
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5
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Lontanissimo da tutte le prove precedenti. E' un melodramma senza lacrime, senza sentimenti. Completamente soffocato dalla dimensione teatrale, l'uso esclusivo di primi piani e dei dettagli stretti si rivela come uno sterile esercizio di stile, dove qua e là la classe cristallina del suo autore si manifesta. Troppo poco. Perché infliggere allo spettatore tanto patimento? I dialoghi urlati che non portano a niente, oltre ad annoiare terribilmente, disorientano. Il tema dell'irrisolto rapporto con la madre tiene banco anche qui, ma è palese che in questa pellicola ahimè manchi del tutto quella spontaneità e quella freschezza che avevano fatto gridare al miracolo nelle opere precedenti. Sarà per le aspettative deluse, ma il mio giudizio complessivo è negativo. Buona la prossima si spera.
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6,5
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7
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Commento, a distanza di qualche giorno, il film più atteso dell'anno (almeno per me). Meno esuberante e più asciutto, Xavier torna e ci conduce in questo claustrofobico covo di matti, isterici, repressi, in un habitat che fu di Louis ma che è diventato, nel tempo, l'ecosistema a lui più alieno. Forse tutti sanno, a quel tavolo (strepitoso Cassel, come sempre), ma nessuno osa, né riesce a comunicare Louis stesso, usando almeno quelle tre parole che la madre (kitsch, cfr. Mommy) gli rimprovera di utilizzare con così costante parsimonia. Non può che finire tutto con quel dito sulla bocca di Ulliel e con Natural Blues di Moby (splendida scelta per testo e musica). Così 'Juste la fin du monde' travolge ma non troppo: nel lento scambio di sguardi al ralenti tra Catherine e Louis; o nel flashback pop con sottofondo, notevole, degli Exotica, partendo da un materasso che non può che ricordare un coito. I colori restano all'altezza di sempre; meno la loro potenza mescolata, nella tela.
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8
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Ennesima perla firmata Dolan: un film in cui tutto è al suo posto, dalla regia che inquadra sempre il dettaglio giusto agli attori in stato di grazia, alla fotografia, alla colonna sonora. Solo il finale non convince appieno, dando la sensazione di trovarsi di fronte a un ottimo film, ma forse non a un capolavoro ai livelli di Mommy o Laurence anyways. Comunque da vedere e rivedere.
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