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Molti critici hanno etichetto "Little sister" come opera minore, se non addirittura come mezzo passo falso nella carriera di Kore-Eda; il giudizio sembra ingeneroso. Anche se rispetto ai lavori precedenti può apparire meno drammatico, la sua delicatezza rimane una virtù rara e preziosa, che rende perdonabili anche alcuni momenti un po' leziosi o lo scarso realismo di alcune dinamiche familiari. Il regista voleva fare un inno alla famiglia e alla fratellanza e ci ha regalato un tenerissimo romanzo di formazione che fa innamorare lo spettatore al di là di tutte le possibili imperfezioni. Se si cerca un erede di Ozu, il nome di Kore-Eda è quello da tenere maggiormente presente.
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Riconoscere la bellezza nelle cose semplici rende felici. Da questo messaggio il regista crea il suo racconto: una versione giapponese moderna di Piccole Donne, delicato, con un ritmo ancora dettato dal battito del cuore, dal respiro e dalla natura. Un buon modo per rallentare dopo le indigestioni alimentari natalizie.
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