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A suo modo, un film storico. Non può essere diversamente, con un piano sequenza di 132 minuti: la camera si accende alle 4 del mattino e si spegne all'alba. Non una pausa, non un taglio. Hitchcock e Inarritu (in Birdman) avevano utilizzato il piano sequenza unico, mascherandolo con stratagemmi; autentico si trova in 'Arca russa' di Sokurov, ma il film è più corto di 'Victoria' e, soprattutto, è interamente ambientato all'interno di un palazzo pietroburghese. Non così in Victoria, flusso ininterrotto che molto si affida alle strade di Berlino. Così il dramma d'azione di Schipper, ex braccio destro di Tykwer, si dirama su questo virtuoso piano formale che nasconde anche le carenze e le banalità contenutistiche della pellicola. E concentrandosi su Victoria (la rivelazione Laia Costa), che nella smania di scoperta mette a repentaglio la sua stessa vita, il film si carica di suspense e a tratti coinvolge emozionalmente. Cinema vero, dunque. Viscerale. E div |
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