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Sono sempre più numerosi i film che provano a raccontare il nordest, scegliendo ora il registro del thriller (La ragazza del lago), ora della commedia (Zoran), ora della satira (Cose dell'altro mondo). "Piccola patria" tenta di farlo fondendo il noir con il taglio documentaristico proprio del regista Rossetto, non senza qualche strizzatina d'occhio ai fratelli Dardenne. Il ritratto è impietoso: vuoto, desolazione, bassezza, avidità, ipocrisia, rassegnazione. Nessuna salvezza, nessuna luce, neanche per le donne, pur meno colpevoli dei loro meschini compagni. Film apprezzabile e coraggioso, con un cast di attori sconosciuti ma molto bravi, che pecca soltanto per un eccesso descrittivo: Rossetto è infatti a volte troppo esplicito nella sua volontà di denuncia e aggiunge scene superflue che rallentano il ritmo, calcando a volte un po' troppo la mano e indugiando su elementi non essenziali. Il risultato rimane comunque pienamente apprezzabile.
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