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E' un film ambizioso, se non addirittura pretenzioso, l'ultima opera di Davide Ferrario, ed è solo parzialmente riuscito; alterna momenti spassosi, riflessivi e fiabeschi ad altri fuori luogo o superflui. Ha un cast fresco e originale ma non sempre all'altezza della situazione, e presenta una sceneggiatura incerta e poco uniforme. Ciò nonostante, lascia un ricordo non spiacevole nello spettatore, che, pur riconoscendo i limiti dell'opera, è portato anche ad ammirare la presenza di uno sguardo, che sa catturare e valorizzare Torino come raramente era avvenuto sul grande schermo (il precedente più immediato è "Dopo mezzanotte" dello stesso Ferrario). Certo, da qui a paragonarlo a Woody Allen ce ne corre...
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