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Il film alterna scene inutili e gratuite a momenti di grande cinema; c'è una certa confusione, c'è un certo compiacimento, ma ci sono anche innegabili doti visive e visionarie. Alcune immagini si stagliano come splendidi quadri fiamminghi, usciti dalla fantasia di Bosch e di Brueghel, altre sembrano fantasie surrealiste alla Magritte o alla Delvaux (l'uomo con la gallina che apre il film), Poi c'è il discorso sul capro espiatorio, sulla superstizione, sull'odio per lo straniero e per il diverso, che pur senza toccare le vette di un Dogville o di Il vento fa il suo giro, non può non colpire lo spettatore. Forse può infastidire questo film, difficilmente può lasciare indifferenti.
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