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Una sceneggiatura asciutta e realistica, per una regia calda e distaccata, fedelissima al flusso delle emozioni che circondano delicatamente le diverse caratterizzazioni molto molto ben recitate. Consigliato!
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Mirabile ritratto di una madre, e di un paese al contempo. Forse un lieve stridore tra la prima parte più 'sociale' e la seconda più 'psicologica' si avverte, ma tale imperfezione è compensata dalla bravura dell'attrice protagonista, dalla cura delle dinamiche tra personaggi, dalla qualità dei dialoghi, dalla ricchezza dei temi, dall'uso della camera che spia insistentemente e quasi tallona i protagonisti. La conferma della grande fertilità del cinema rumeno, che non si esaurisce in Mungiu, che pure rimane il maestro, a cui lo stesso Netzer sembra guardare....
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l'ho trovato un po', come dire, avaro? nel senso che proprio quello che promette - dinamiche psicologiche e relativo coinvolgimento - mi è sembrato darlo col contagocce, o forse darlo male. il tema è indubbiamente interessante, ed è particolarmente azzeccato il casting, ma - anche a prescindere dalla delusione delle mie aspettative forse eccessive - non mi è sembrato riuscitissimo e non lo consiglio particolarmente.
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ancora una grande prova di vitalità della cinematografia rumena... "Il caso Kerenes" si impone come film di straordinario impatto emotivo e di assoluta introspezione psicologica... dotato di una sceneggiatura puntuale ed analitica, l'opera di Netzer può essere vista sia come raffinata seduta psicoanalitica che come rappresentazione di eterni ed irrisolti conflitti di classe...i riferimenti più prossimi sembrano andare nella direzione del cinema iraniano più recente ("Una separazione" di Fahradi) o, restando nell'ambito rumeno, verso la filmografia più solida di Mungiu...primi piani e controcampi continui al servizio di attori strepitosi...meritatissimo Orso d'oro all'ultima Berlinale...
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7,5
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Nella prima parte il film sembra tratteggiare un ritratto della Romania odierna come un luogo dove imbrogli e corruzione costituiscono una prassi accettata da tutti, poliziotti compresi. La seconda cambia registro e diventa introspezione nel delineare il conflittuale rapporto tra una madre non rassegnata ad accettare di perdere il controllo completo sulla vita del proprio (unico) figlio, a non consentirgli di realizzare scelte autonome, e un figlio che, a sua volta è reso inetto dalla presenza soffocante di lei. Il film è nudo, scarno e essenziale, è realizzato con pochi mezzi,il ritmo è un pò lento, assente quasi del tutto la colonna sonora, eccezion fatta per la meravigliosa creatura di Gianna Nannini, presente in una bella scena in cui la protagonista balla e nel finale. Da vedere.
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