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Film ostico e difficile, come tutto il cinema di Jia Zhang-Ke, eppure capace di colpire e affascinare chi ha la pazienza di non cedere alle lusinghe di Morfeo. Un ritratto della Cina contemporanea e dei suoi squilibri realizzato attraverso quattro episodi legati da un filo assai lieve: quattro vite schiacciate dalla sete di denaro e dal capitalismo selvaggio che ha distrutto la vita tradizionale e con essa il paesaggio cinese. La scelta è soltanto tra il sacrificio e la complicità alla violenza. La conclusione della terza storia, e quasi tutta la quarta sono momenti di grande Cinema: un pugno nello stomaco che invita lo spettatore a fare i conti con la realtà sociale ed economica che ci circonda: perché il regista parla della Cina, ma ha il suo messaggio ha anche un valore universale.
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E' vero, il tema non è nuovo ma evidentemente sugli effetti indotti dalla rapida ascesa industriale della Cina ancora non tutto è stato detto. A partire dalla disperazione sorda delle popolazioni asservite al capitalismo e ridotte in schiavitù nelle fabbriche, nelle miniere, nei nightclub o nei bagni pubblici.Vittime prive di identità e di diritti stritolate dagli ingranaggi del potere arrogante che sfrutta, mercifica, riduce le individualità a numero. La rabbia allora accumulata sfocia in violento desiderio di vendetta contro l'oppressore o ripiega sul suicidio. Il degrado di questa nuova Cina è rilevabile ovunque sia a livello esteriore paesaggistico laddove pervade indifferentemente sperduti paesini di montagna e realtà metropolitane che a livello interiore, dove corrompe le coscienze e rende tutti "animals". E proprio gli animali sono accomunati all'uomo in questa sofferenza atroce, senza senso, esagerata e senza riscatto.
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pur non spiccando per originalità, le oltre due ore di questo film non solo non sembrano, ma trasmettono perfettamente il loro messaggio - un segnale di allarme che sarà necessario ascoltare prima che sia troppo tardi, prima che ci si ritrovi a vivere in mondi che non hanno più nulla di umano, prima che una violenza da animali diventi l'unica risposta possibile alla violenza degli animali... i personaggi attraversano costantemente una bruttezza diffusa di fuori che dice già tutto di quella di dentro, si muovono in luoghi assurdi, nel degrado, tra palazzoni deturpanti e paesaggi deturpati, e quello che cercano è in fondo un modo per non diventare a loro volta né l'una né l'altra cosa... ma tertium non datur, è il tempio ad apparire ormai desueto e fuori posto, e uno dei quattro protagonisti ci ha già rinunciato.
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