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Recensione: Close Up

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Close Up
titolo originale Nema-ye nazdik
nazione Iran
anno 1990
regia Abbas Kiarostami
genere Drammatico
durata 100 min.
distribuzione Cadmo Film
cast M. Makhmalbaf (se stesso) • H. Farazmand (Ali)
sceneggiatura A. Kiarostami
fotografia A. Zarrindast
montaggio A. Kiarostami
media voti redazione
Close Up Trama del film
Ali, un giovane disoccupato, riesce a introdursi presso una famiglia benestante, facendosi passare per il noto regista Moshen Makhmalbaf e millantando un progetto cinematografico, per un film di cui quella famiglia dovrà essere protagonista. Quando l'inganno viene scoperto, Ali finisce in tribunale. Alla fine del processo incontra il vero Makhmalbaf, con cui si reca dai truffati a chiedere perdono.
Recensione “Close Up”
a cura di Andrea Olivieri  (voto: 7)
Ali, un giovane disoccupato, riesce a introdursi presso una famiglia benestante, facendosi passare per il noto regista Moshen Makhmalbaf e millantando un progetto cinematografico, per un film di cui quella famiglia dovrà essere protagonista.
Quando l'inganno viene scoperto, Ali finisce in tribunale.
Alla fine del processo incontra il vero Makhmalbaf, con cui si reca dai truffati a chiedere perdono.
Il desiderio del giovane emarginato di ottenere stima e ammirazione dagli altri, a costo dell'inganno, diventa la premessa per un film in cui il realismo e le istanze sociali s’intrecciano continuamente all'indagine sul rapporto tra realtà e finzione.
"Close Up" è un capitolo a parte nella produzione kiarostamiana.
Il film non ha legami o collegamenti particolari con gli altri lavori del cineasta.
Sembra una stella che, in mezzo a numerose costellazioni, brilla di luce propria.
Ogni pellicola, che l'autore ha realizzato nel corso della sua carriera, ha sempre avuto una forte affinità con qualche opera precedente o successiva. "Close Up" è l'eccezione alla regola.
Lo stile, la costruzione del film è, forse, l'elemento di maggiore diversità e originalità rispetto agli altri titoli del regista.
Ogni figura retorica del cinema dell'autore sembra scoprire una sua nuova definizione.
Il piano sequenza, così presente altrove, sparisce completamente a discapito di un montaggio ritmato e frequente.
Le inquadrature lunghe compaiono raramente e l'elemento naturale scompare del tutto.
Il tempo lineare della storia è rimpiazzato da una costruzione delle scene segmentata.
Scopriamo, allora, un uso più disinvolto del montaggio e del primo piano, un nuovo rapporto che si stabilisce tra regista e attore, tra realtà e finzione.
L'itinerario di Kiarostami sembra dare nuove chances al cinema, soprattutto nelle possibilità di espressione e comunicazione.
Premio Roberto Rossellini ad Abbas Kiarostami al Festival di Cannes (1992).
Commenti del pubblico







Ultimi commenti e voti
Medaglia di Bronzo (51 Commenti, 80% gradimento) barney Medaglia di Bronzo 17 Dicembre 2015 ore 15:43
voto al film:   7,5

Ali Sabzan è un impostore in cerca di truffe? Un uomo ingenuo che decide di vivere in un sogno? O un eroe proletario in cerca di riscatto e affermazione? Su questo equivoco, Kiarostami racconta una delle truffe più favolistiche della storia, attraverso il metodo più realistico possibile, quello documentaristico-processuale. Il prodotto - confezionato con pochissimi mezzi - è sicuramente di notevole interesse.
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